Il primo episodio del progetto, intitolato «La fotografia Neorealista. Trasmigrazioni dalla realtà rurale alla nuova prospettiva metropolitana», racconta una storia dell’Italia attraverso le fotografie scattate tra il 1945 e il 1968 da una lunga lista di autori italiani e internazionali, dai grandi autori ai paparazzi, le cui opere fanno parte del fondo di oltre 1.500 fotografie costruito dal collezionista torinese a partire dalla fine degli anni Novanta.
La mostra, a cura di Andrea Busto, propone un percorso di rilievo storico e artistico attraverso i cambiamenti epocali che hanno marcato l’Italia dal secondo dopoguerra al Sessantotto, tra flussi migratori, trasformazioni urbanistiche, boom economico, epocali cambiamenti sociali, culturali e di costume. «Paisà», «Il futuro ha un cuore antico», «Giorni di gloria», «Il cammino della speranza», «Viaggio in Italia», «I vinti», «I bambini ci guardano», «Poveri ma belli», «Cinecittà», «Miseria e nobiltà»: il percorso è suddiviso in dieci sezioni tematiche dai titoli evocativi, ricchi di riferimenti cinematografici e letterari.
Protagonista e filo conduttore della mostra è infatti il linguaggio neorealista, che nel cinema così come nella fotografia (si pensi a Roberto Rossellini, Vittorio De Sica, Pietro Germi, Renato Castellani, Luchino Visconti, Alberto Lattuada, e a fotografi come Mario De Biasi e Nino Migliori) ha contribuito più di ogni altro alla formazione del carattere e dell’identità del Paese nell’immaginario collettivo internazionale. Dal Nord al Sud, tra i braccianti di Fosco Maraini e i minatori di Federico Patellani, dall’Emilia di Nino Migliori alla Puglia di Mario Giacomelli e la Sicilia di Enzo Sellerio: sono 261 le opere in mostra, tutte riprodotte nel catalogo (Silvana Editoriale), corredato da un saggio di Roberta Valtorta. Una conversazione tra Enrica Viganò e Guido Bertero chiarisce infine motivazioni e scelte alla base di una collezione di fotografia tra le più vaste e importanti in Europa.
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