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«Moi aussi je déborde» (2017) di Flora Yukhnovich è stata venduta da Phillips per 1,7 milioni di sterline (stima 250-350mila sterline). Cortesia di Philips

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«Moi aussi je déborde» (2017) di Flora Yukhnovich è stata venduta da Phillips per 1,7 milioni di sterline (stima 250-350mila sterline). Cortesia di Philips

Phillips: risultati buoni ma non rivoluzionari

Nella sua asta londinese di arte contemporanea e del XX secolo ha realizzato 17,5 milioni di sterline con un record per la pittrice Antonia Showering

È stata una serata di vendite calme, concise e solide per Phillips ieri sera (30 giugno) a Londra: lʼasta serale di arte contemporanea e del XX secolo ha registrato un totale di 17,5 milioni di sterline, a fronte di una stima di prevendita compresa tra i 13,5 e i 18,4 milioni di sterline.

L’apertura dell’asta con «We Stray» (2020) dell’inglese Antonia Showering si è rivelata una mossa azzeccata, in quanto il prezzo di aggiudicazione da record di 190mila sterline (contro una stima di 40-60mila) ha aperto la strada a una serie di vendite di opere di artiste donne.

Si sono registrate offerte energiche per le opere di Lauren Quin, María Berrío e Caroline Walker, seguite dalla vendita di «Moi aussi je déborde» (2017) dell’inglese Flora Yukhnovich, aggiudicata a un offerente online per l’impressionante cifra di 1,7 milioni di sterline contro una stima massima di 350mila. La vitalità delle linee telefoniche è calata subito dopo, ma gli esempi di qualità dei nomi più importanti hanno funzionato come previsto, a fronte di stime ragionevoli.

«Untitled» (1962) di Cy Twombly ha raggiunto i 2,7 milioni di sterline (appena al di sotto della stima di 3-4 milioni), un significativo esemplare di Michelangelo Pistoletto, «Ragazza in minigonna /Ragazza seduta per terra» (1962-67) ha raggiunto comodamente 2 milioni di sterline, mentre una scultura morbida sospesa di Louise Bourgeois del 2002, raffigurante una coppia abbracciata, è stata aggiudicata a 869.500 sterline con poco clamore.

Gli unici passaggi della serata hanno riguardato opere di Philippe Parreno e Damien Hirst, anche se due lotti sono stati ritirati prima dell’inizio dell’asta, suggerendo un certo nervosismo. Le garanzie di parte terze sono state numerose, ma nessuna è stata offerta dalla casa d’aste stessa.

Mentre la maggior parte delle aste di questi giorni sono descritte dagli uffici stampa come caratterizzate da offerte «profonde e ampie», ieri sera la diffusione degli offerenti in tutto il mondo è stata davvero ampia, con chiamate provenienti da Europa, Asia e Nord America. Particolarmente frequenti sono state le offerte provenienti dal Libano, dove un acquirente si è aggiudicato i lotti di Ouattara Watts e Robert Nava.

L’asta diurna del giorno precedente ha fruttato 6 milioni di sterline a fronte di una stima di prevendita compresa tra i 4,1 e i 5,8 milioni di sterline e ha venduto l’88% per lotto. Anche in questo caso, il risultato è stato più solido che rivoluzionario. Buoni risultati per l’artista pakistano-americano Salman Toor, il cui «Cloudy Day» (2017) ha totalizzato 504mila sterline contro una stima massima di 200mila sterline, e per l’artista spagnola Cristina BanBan, la cui «As I Set Myself Free» (2019) ha realizzato 144.900 sterline, a fronte di una stima significativamente inferiore di 30-50mila.

Tuttavia, se le vendite in qualche modo nella media di Sotheby’s e Christie’s all’inizio della settimana hanno fatto temere un imminente livellamento o correzione del mercato, la performance di ieri da Phillips ha suggerito che permane l’appetito per gli artisti più giovani e per le opere di buona provenienza (il 94% dei 33 lotti di questa vendita non era stato apparentemente mai messo all’asta).

«È stata una lunga stagione per tutti e, dopo New York, sono arrivate Basilea e le aste di Hong Kong e Maastricht. È vero che alla fine della stagione dobbiamo sempre lavorare un poʼ di più, come abbiamo sperimentato in passato», ha dichiarato Cheyenne Westphal, presidente globale di Phillips.

Riah Pryor, 04 luglio 2022 | © Riproduzione riservata

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