Petali, laser e farfalle di Calzolari

Quarta mostra da Marianne Boesky, con alcune opere recentissime del grande esponente dell’Arte povera

«Untitled [Little shoes]» di Pier Paolo Calzolari, Foto di Michele Alberto Sereni © Pier Paolo Calzolari, Cortesia dell’artista e di Marianne Boesky Gallery, New York e Aspen
Viviana Bucarelli |

«Monocromo blu» (1979) di Pier Paolo Calzolari (1943) è una tela gigantesca di circa 10x2,5 metri. Di fronte a questo immenso blu cosparso di polveri e di leggere pennellate di altri colori, al di là della superficie sembra svilupparsi la profondità dell’intero cosmo.

Vengono alla mente l’Espressionismo Astratto e i grandi quadri di Pollock degli anni ’50. Un magico e lirico strumento per rappresentare l’infinito. Il recente «Haïku [trittico]», (2019), realizzato con tempera e petali di fiori, esposto di fianco a «Monocromo blu» nella stessa sala della galleria newyorkese di Marianne Boesky, ha invece la levità della primavera: su un vasto campo bianco gli steli delicatissimi dei fiori e i loro petali veri ne sembrano sprigionare la luce e i profumi.

Di fronte al cielo materico di «Senza titolo (Luna)», del 1979, si resta ammaliati, come di fronte a «Untitled» del 2021, in versione blu e rosso; queste tele granulose monocromatiche portano alla mente Yves Klein, ma sono anche ironiche e, a loro modo, sorprendenti, con la noce e la piuma, la candela accesa, il guscio di cannolicchio. Queste ultime sono opere recentissime del grande maestro dell’Arte povera in cui, ancora una volta, il colore e la materia catturano l’attenzione, incantano lo sguardo e assorbono lo spirito. Evocano la grande passione dell’artista per l’alchimia, per il senso del colore veneziano cinquecentesco, e, come lui ha raccontato, l’idea sciamanica della manipolazione delle polveri e della terra che diventano colore.

Le oltre trenta opere di Calzolari della personale «Painting as a Butterfly»,esposta nella galleria di Chelsea fino al 23 aprile, costituiscono il quarto appuntamento espositivo con la galleria newyorkese. La ragione del titolo, ha spiegato recentemente Achille Bonito Oliva curatore della mostra omonima al Madre di Napoli nel 2019, è «perché la pittura di Calzolari ha il silenzio del battito delle ali delle farfalle», ma anche perché, come ha detto Marianne Boesky, fondatrice della galleria, «ha un’energia forte, penetrante e pungente come quella di un raggio laser».

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