Passeggiata sonora

Federico Florian |

Susan Philipsz, nata a Glasgow nel 1965, è una scultrice sui generis. Anziché la creta o l’argilla ciò che modella è il suono; non si serve di spatole o scapelli: la voce è il suo strumento di lavoro prediletto.

Interessata alle potenzialità scultoree delle onde sonore, ha raggiunto la notorietà attraverso installazioni effimere eppure immersive, nelle quali aree urbane accuratamente selezionate divengono contenitori di melodie interpretate a cappella dall’artista stessa. Punto di partenza è il repertorio di canzoni di origine colta e popolare, legate a un luogo specifico e a un tempo determinato. Vincitrice del Turner Prize nel 2010 con «Lowlands» (per cui installò sotto tre ponti del centro di Glasgow registrazioni della propria voce mentre intonava un lamento popolare scozzese) e attualmente invitata alla Biennale di Istanbul (cfr. il servizio in questo numero di «Vernissage»), la Philipsz ha concepito
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