Image

Un particolare di «Self Portrait As My Father» (2019) di Silvia Rosi, commissionato da Jerwood/Photoworks 2020 Ncontemporary © Foto Rag Pearl - Silvia Rosi

Image

Un particolare di «Self Portrait As My Father» (2019) di Silvia Rosi, commissionato da Jerwood/Photoworks 2020 Ncontemporary © Foto Rag Pearl - Silvia Rosi

Paris Photo: impossibile vedere tutto

Il racconto della grande fiera parigina con l’occhio e l’esperienza di una collezionista e fotografa. L’esigua rappresentanza italiana non corrisponde all’importanza e più recentemente alla vivacità della nostra fotografia

Donata Pizzi

Leggi i suoi articoli

Per molti anni ho segnato con entusiasmo in agenda la data novembrina di «Paris Photo». Le capacità dell’organizzazione Reed International, che ora gestisce anche Les Rencontres d’Arles, sono sempre state impeccabili e sentirsi ospite e visitatore prezioso è molto gratificante.

Una volta in città si è travolti da innumerevoli iniziative diffuse, tutte di qualità. L’indotto creato dalla fiera è imponente, con musei, case d’asta, gallerie, librerie e fondazioni nello sforzo comune di celebrare la fotografia, Parigi e sé stessi. È impossibile vedere tutto e con gli amici si tentano percorsi troppo impegnativi: più utile aggirarsi da soli e darsi appuntamento per scambiare opinioni e informazioni. Per me si tratta di lavoro e spesso guardo con invidia i flâneur che si aggirano leggeri, inconsapevoli forse della grande tensione di galleristi e artisti.

Nel mio ricordo restano memorabili la selezione curata per Gagosian nel 2017 da Patti Smith, o gli argentini della Galería Jorge Mara-La Ruche con Grete Stern e Horacio Coppola. O ancora la fotografia dell’Europa dell’Est, gli ungheresi in particolare. Per le donne, Lia Rumma con Gina Pane. Mi piacerebbe comunque vedere sempre più ricerca, anche storica, da Paesi lontani.

Così sembrava orientarsi l’edizione del 2021, con due terzi degli espositori non francesi e una maggiore presenza di artiste donne e di emergenti. Sempre esigua la presenza femminile, nonostante sia cresciuta e sia oggi circa il 30% del totale, grazie all’impegno del Ministero della Cultura dal 2018, di Elles x Paris Photo, curata quest’anno dall’italiana Federica Chiocchetti, e di Kering/Women in Motion. Da sottolineare in questo caso l’impegno congiunto e costruttivo di istituzioni pubbliche e settore privato. I francesi sono organizzatissimi nel sostenere i loro prodotti e nell’attivare sinergie.

Istintivamente e/o per deformazione professionale, entrando nel magnifico spazio del Grand Palais (attualmente in restauro e sostitituito dal Grand Palais Éphémère di Wilmotte, anch’esso bello e funzionale), ho sempre cercato per primi i galleristi e gli artisti italiani, in alcuni rari casi rappresentati da stranieri: Gioli, Cresci, Vaccari, Guidi, tradizionalmente da Sage per esempio e, più recentemente, Lisetta Carmi da Ciaccia Levi e la giovanissima Vittoria Gerardi da Thierry Bigaignon. Proprio il numero ridotto di italiani, gallerie e artisti, mi ha sempre deluso e preoccupato.

Qui, come anche in altre fiere internazionali (Londra e Amsterdam), l’esigua rappresentanza italiana non corrisponde all’importanza e più recentemente alla vivacità della nostra fotografia. Sono certa che alla base della mia decisione di collezionare fotografia italiana vi sia stato proprio il desiderio di vedere riconosciuta l’importanza dei nostri autori storici e delle ricerche più attuali. Qualcuno tra i nostri galleristi lamenta i criteri di selezione delle gallerie, scelte spesso da una commissione protettiva e protezionista dei galleristi francesi e degli artisti internazionali da loro proposti.

Quello che pare chiaro è, a monte, la poca forza delle nostre istituzioni a tutela della nostra fotografia. Di conseguenza emergono poi solo e lentamente, non molti nomi affermati: Lisetta Carmi, Mario Cresci, Luigi Ghirri e Paolo Ventura. A contraddire tutto ciò quest’anno due giovani galleristi italiani, Michele Bella ed Emanuele Norsa di Ncontemporary, presentano due giovani fotografe, i cui lavori ho da tempo in collezione. Sofia Uslenghi è proposta insieme a Fausto Giaccone e altri da Michele Bella. Ncontemporary, nella sezione Curiosa, si concentra in un solo show di Silvia Rosi, artista italiana di famiglia togolese in mostra anche al MaXXI di Roma per il Bulgari Prize.

La sezione libri è negli anni cresciuta, insieme all’importanza dei libri di e sulla fotografia. Tra gli editori sulla scena anche gli italiani, questi ultimi con presenza saltuaria: Damiani e L’Artiere. Ho apprezzato anche gli editori stranieri che pubblicano artisti italiani: Francesca Catastini da Kehrer, Paola De Pietri e Martina Bacigalupo da Steidl e il successo di Guido Guidi con Mack, più volte esaurito e ristampato.

Per l’editoria indipendente trovo interessantissimo «Polycopies», festival sul Bateau Concorde Atlantique e sulle banchine adiacenti al Port de Solférino a Parigi (9-13 novembre). Tra gli italiani Witty Books di Tommaso Parrillo, con cui ho prodotto per la Collezione The Y di Alba Zari, e poi quest’anno anche 89Books, Cesura Publishing, Depart Pour l’Image, Homie House Press, Micamera, Postcart, Skinnerboox testimoniano la vivacità degli italiani in questo settore.

Che cosa mi aspetto da questa 25ma edizione di Paris Photo? Che si cominci a recedere dal gigantismo, che non si tema la sperimentazione, che non si cancellino le artiste, e infine anche che ci siano aree relax adeguate allo sforzo da sostenere durante la visita.

Paris Photo nel segno di Almodovar
La 25ma edizione di Paris Photo, fiera internazionale della fotografia, che si svolge dal 10 al 13 novembre al Grand Palais Éphémère (nell’attesa della riapertura del Grand Palais dopo i lavori), riunisce 183 gallerie di 31 Paesi.

Nella sezione principale (che comprende 134 gallerie) sono presenti quattro gallerie italiane: Valeria Bella (Milano) con i lavori di Federica Belli, Luigi Ghirri e Davide Monteleone; Die Mauer (Prato) con gli scatti di Gianfranco Chiavacci e Maurizio Sapia; Alberto Damian (Treviso) e Spazio Nuovo (Roma), che propongono due monografiche (una serie recente di fotografie di Marco Maria Zanin e una selezione di scatti di Letizia Battaglia, tra cui quelli degli anni 80 in Sicilia).

Tra gli altri «solo show», Marina Abramovic da Wilde Gallery (Ginevra), Barbara Probst con un trittico realizzato durante il lockdown da Kuckei+Kuckei (Berlino) e Boris Mikhaïlov, fotografo ucraino, con la serie raramente esposta «Theater of War» da Suzanne Tarasieve (Parigi). Tra le mostre-doppie («duo show»), Julio Bittencourt e Mame-Diarra Niang da Lume (San Paolo) e Anna Fabricius e Dafna Talmor da Tobe (Budapest).

La sezione Curiosa, che dal 2015 è dedicata agli artisti emergenti, riunisce 16 gallerie, tra cui l’italiana NContemporary di Milano, che presenta gli autoritratti di Silvia Rosi, e MLZ Art Dep di Trieste. La sezione Elles x Paris Photo, quinta edizione, dedicata al lavoro di artiste e fotografe, quest’anno curata dall’italiana Federica Chiocchetti, mette in risalto tra gli altri i lavori di Bertha E. Jaques, Gabriele Stötzer, Tina Modotti, Zanele Muholi.

Infine, nella sezione Edizioni sono presenti 34 espositori, tra cui Goliga di Tokyo, Mack di Londra, Aperture di New York e due italiani, L’Artiere e Damiani. Ospite d’onore della rassegna è l’attrice spagnola Rossy de Palma, volto noto dei film di Almodovar, che propone un percorso personale attraverso la fiera in 25 scatti di Mohau Modisakeng, Cristina Garcia Rodero, Tahmineh Monzavi, Brassaï o ancora Agnès Varda.
[Luana De Micco]
 

«The union» (2022) di Federica Belli © Federica Belli. Cortesia Galleria Valeria Bella

Donata Pizzi, 08 novembre 2022 | © Riproduzione riservata

Paris Photo: impossibile vedere tutto | Donata Pizzi

Paris Photo: impossibile vedere tutto | Donata Pizzi