I due scultori Jorge Oteiza ed Eduardo Chillida. Foto di Marín

Image

I due scultori Jorge Oteiza ed Eduardo Chillida. Foto di Marín

Oteiza e Chillida mostri sacri della scultura basca

Nemici nella vita e uniti da una grande arte. Al Museo San Telmo di Donostia/San Sebastián una rassegna senza precedenti

Al Museo San Telmo di Donostia/San Sebastián è riuscita un’impresa che pareva impossibile: riunire in un’esposizione i due mostri sacri della scultura basca Jorge Oteiza (1908-2003) ed Eduardo Chillida (1924-2002), due figure fondamentali dell’arte della seconda metà del ’900.

Anche se biografi e famiglie preferiscono sorvolare sulla loro perenne inimicizia, l’impresa non è stata facile. Il risultato, una splendida rassegna: «Jorge Oteiza ed Eduardo Chillida. Dialogo negli anni ’50 e ’60» (fino al 2 ottobre), che apre le porte a una nuova visione dell’opera dei due artisti immensi, morti a pochi mesi di distanza, quasi 20 anni fa.

Il curatore Javier González de Durana ha scelto il periodo compreso tra il 1948, quando Oteiza torna in Spagna dopo un lungo periodo in America Latina e Chillida abbandona la carriera sportiva (era portiere di serie A) e si trasferisce a Parigi per dedicarsi all’arte, e il 1969 quando Oteiza porta a termine le statue per il Santuario di Aranzazu e Chillida inaugura la sua prima opera pubblica davanti all’edificio parigino dell’Unesco.

«Si erano appena conosciuti e guardavano con interesse l’uno il lavoro dell’altro. Fino ad oggi la critica ha sottolineato le loro discrepanze concettuali e procedurali, ma è possibile trovare connessioni e collegamenti con la stessa chiarezza con cui si rilevano differenze e contrasti», osserva il curatore, che in un testo del catalogo analizza le opere che gli artisti realizzarono come omaggio a Bach, l’unica personalità, tra le molte a cui dedicarono le loro sculture, ammirata da entrambi.
IMG20220907101800808_130_130.jpeg
Ad accogliere il visitatore sono due opere totemiche: la massa di legno svuotata del «Laocoonte» (1955) di Oteiza e le ferree volute aeree di «Oyarak I» (1954) di Chillida. «Il temperamento focoso di Oteiza genera opere temprate dalla freddezza scientifica tipica di un laboratorio, mentre dalla calma serenità di Chillida scaturiscono opere che sembrano contenere interni infuocati, che si sollevano e attraversano l’aria come fiamme ghiacciate o fulmini mineralizzati», afferma il curatore.

Chillida dieci anni più giovane e affascinato dall’objet trouvé si appropria degli utensili agricoli per creare un universo di immagini evocatrici; Oteiza concentra la sua ricerca sullo spazio, sulla massa e sul vuoto con cui crea un drammatico repertorio di forme e figure.

Entrambi, insieme ad altri grandi artisti spagnoli, lasciano la loro impronta nel Santuario di Aranzazu: astrazione geometrica nelle porte di Chillida e antropomorfismo esistenziale negli apostoli di Oteiza.

Bozzetti, studi, maquette di queste opere sono esposti insieme a sculture a esse legate costituendo una radiografia dei tratti peculiari dei due artisti: Chillida amava le opere monumentali, Oteiza preferiva il piccolo formato, che poteva dominare a suo piacimento.

Nell’affascinante percorso espositivo, 120 opere su mille metri quadrati, le famiglie di sculture con cui il cerebrale Oteiza metteva a prova le sue teorie, fronteggiano le sculture del poetico Chillida che paiono rispondere solo all’ispirazione e all’intuizione del momento.

Secondo Vicente Aguilera Cerní, il primo, nel 1959, a osare un confronto della produzione dei due: «Oteiza agiva sul piano specifico della metafisica e Chillida si situava nel dominio della violenza espressiva con sottomissione alle energie assolute».

«Apostolario de Arantzazu» di Jorge Oteiza. Cortesia di J. Oteiza-Fundación

Roberta Bosco, 07 settembre 2022 | © Riproduzione riservata

Articoli precedenti

Due tra le principali gallerie spagnole uniscono le loro forze e presentano la loro nuova, spettacolare, sede con una retrospettiva di Antoni Muntadas

La biennale nomade di origine olandese promette di potenziare l’ecosistema culturale dell’hinterland di Barcellona

Al Cccb una mostra sui suburbi delle metropoli statunitensi, l’inquietante, asettico e inquinante spazio mentale e urbanistico in cui si è sviluppato un fenomeno pop: lo creò Norman Rockwell, lo esplora Gregory Crewdson, lo archivia Weronika Gęsicka

In una fiera in cui conflitti e tensioni mondiali vengono edulcorati da una critica piuttosto generica, è il principale museo spagnolo di arte contemporanea che fa gli acquisti più sostanziosi

Oteiza e Chillida mostri sacri della scultura basca | Roberta Bosco

Oteiza e Chillida mostri sacri della scultura basca | Roberta Bosco