Orkin, la fotografa che non poteva diventare regista

Nelle Sale Chiablese dei Musei Reali gli scatti dell’autrice americana che nel 1953, insieme con il marito Morris Engel, vinse il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia

«Two American Tourists, Rome, Italy, 1951», di Ruth Orkin (stampa moderna del 2021)
Rischa Paterlini |  | Torino

I Musei Reali ospitano, nelle Sale Chiablese, dal 17 marzo al 16 luglio, la mostra curata da Anne Morin della regista, fotoreporter, fotografa americana Ruth Orkin (Boston, 1921-New York, 1985). I 156 scatti esposti celebrano il lavoro di questa donna che, figlia di una famosa attrice di film muti, cresce a Hollywood negli anni ’20 e ’30. A soli dieci anni si fa regalare la sua prima macchina fotografica e, a 17, intraprende da sola un monumentale viaggio in bicicletta da Los Angeles a New York documentandolo con un diario che pare la pellicola di un film muto.

Con il desiderio di diventare regista, inizia a lavorare come fattorina della Metro Goldwyn Mayer, scoprendo ben presto che il sindacato non avrebbe mai concesso (nel 1940) a una donna un tale favore e così la macchina fotografica diventa lo strumento per reinventarsi. La sua fotografia sembra quasi sfiorare i soggetti per coglierne la freschezza del momento.

Libera e anticonformista, capace di rendere emozionante la vita che semplicemente accade, Ruth Orkin conquista, insieme al marito Morris Engel, il Leone d’Argento al Festival del Cinema di Venezia per la regia de «Il piccolo fuggitivo» del 1953.

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