Omaggi e assemblaggi

A Palazzo Cini i «mosaici» di Vik Muniz

Lidia Panzeri |  | Venezia

«Quando vidi Venezia rimasi affascinato dalla sua frammentazione... Mi ci volle un po’ per capire che stavo vedendo la città con l’occhio dell’artista musivo, di colui che crea un tutto sommando vari pezzi». Artista musivo: così Vik Muniz (San Paolo, 1961) definisce se stesso. Una seconda componente è il bagliore della luce del tramonto, quello che dà il titolo alla mostra «Afterglow: Pictures of Ruins», aperta sino al 15 novembre alla galleria di Palazzo Cini a San Vio. Un evento dalla lunga genesi, costruito sull’intenso scambio tra l’artista e il curatore, Luca Massimo Barbero, e sul confronto con la collezione di arte antica al primo piano del palazzo. Ne è una riprova il rombo che reinterpreta, nello stesso formato, l’allegoria (in realtà una rissa) del pittore ferrarese Dossi Dossi, potenziando al massimo il dettaglio del bicchiere rovesciato che nella rivisitazione di Muniz
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