Ode ai maestri

Nella sede napoletana di Lia Rumma appaiono dipinti per anni chiusi in container e che, una volta rimaneggiati dall’artista tedesco, hanno rivelato assonanze inaspettate

«Voglio vedere le mie montagne – für Giovanni Segantini» (2010-2021), di Anselm Kiefer. Cortesia Galleria Lia Rumma, Milano | Napoli
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

«Voglio vedere le mie montagne - für Giovanni Segantini» è il titolo della personale di Anselm Kiefer (Donaueschingen, 1945) allestita sino a fine aprile alla galleria Lia Rumma. «Le tele che potete vedere lì sono rimaste chiuse in container nel corso del tempo. Ora le ho tirate fuori di nuovo, le ho stese per terra nel mio studio, e poi le ho danneggiate nel modo più brutale, esponendole agli acidi, alla pioggia, ecc. Ed ecco: dalle macerie sono sorte all’improvviso montagne, montagne dove Giovanni Segantini mi è apparso come un raggio di luce e le sue ultime parole sul letto di morte echeggiano nella mia mente: “Voglio vedere le mie montagne”, le sue ultime parole e il mio punto di partenza», afferma l’artista.

La mostra è un omaggio al pittore divisionista trentino a cui Kiefer ha guardato sin da studente, attratto prima dalla salvifica razionalità del dipingere, poi «dalle metafore, dal pathos, dai suoi pensieri resi visibili», quindi «dal suo desiderio di salvezza attraverso la natura, che è essa stessa irredenta».

Ancora oggi l’autore tedesco dichiara di apprezzare molto quella ricerca e di osservarla come una meravigliosa «cava» da cui attingere. L’unione tra uomo e natura, la dimensione trascendente, sublime e atemporale delle immagini di Segantini si prestano a interpretazioni sempre diverse, che includono anche i concetti di caducità e transitorietà.

I lavori esposti sono altresì un omaggio al suo maestro, Joseph Beuys (Krefeld, 1921-Düsseldorf, 1986), che aveva ricreato la stanza della casa di Segantini dove egli morì e, dove prima di morire, aveva espresso il desiderio di vedere le sue amate montagne.

Sulle grandi tele in mostra Kiefer dipinge potenti e maestosi paesaggi, su cui trascrive le parole di Segantini; mentre sull’opera «Die Windsbraut» riporta il titolo di un quadro di Oskar Kokoschka, probabilmente realizzato dopo un viaggio verso Napoli, compiuto nel 1913, con Alma Mahler.

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