La Sala dell’«Allegoria della Fede che giunge nel Nuovo Mondo», con un particolare degli indiani d'America, affrescata da Bernardo Strozzi nel Palazzo Nicolosio Lomellino di Genova

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La Sala dell’«Allegoria della Fede che giunge nel Nuovo Mondo», con un particolare degli indiani d'America, affrescata da Bernardo Strozzi nel Palazzo Nicolosio Lomellino di Genova

Nuove scoperte per «Il Cappuccino» Strozzi

La mostra a Palazzo Nicolosio Nomellino segna una svolta negli studi del pittore

Chi riteneva che la mole di studi dedicati alla figura di Bernardo Strozzi avesse già esaurientemente analizzato il suo ruolo nell’ambito della pittura barocca genovese e negli anni del suo soggiorno a Venezia, dove morì nel 1644, dovrà adesso ricredersi di fronte agli esiti delle recenti scoperte emerse durante la laboriosa preparazione della mostra «Bernardo Strozzi (1582-1644). La conquista del colore», a Palazzo Nicolosio Nomellino dall’11 ottobre al 12 gennaio.

La mostra, curata da Anna Orlando e Daniele Sanguineti, e il catalogo edito da Sagep che la accompagna, rimettono infatti in discussione gli studi precedentemente dedicati (anche in occasione di importanti mostre, come quella al Palazzo Ducale di Genova del 1995) alla vicenda biografica dello Strozzi, noto anche come «Il Cappuccino» o il «Prete genovese», e alla sua pittura, in cui si mescolarono influenze caravaggesche e rubensiane e, nel periodo veneziano, suggestioni dell’acceso colorismo del Veronese.

I due curatori dell’esposizione e del catalogo, che si propone come una monografia sull’artista, grazie ai numerosi e significativi contributi critici in esso ospitati, ci offrono infatti, attraverso un puntiglioso lavoro di ricerca archivistica e di documentata esegesi delle fonti, una nuova prospettiva di lettura della biografia dello Strozzi e, quindi, della cronologia delle sue opere.

Come gli stessi Orlando e Sanguineti scrivono nella prefazione in catalogo, spiegando le ragioni della mostra, quest’esposizione segna una svolta negli studi del pittore, non solo per la presenza di ben sette inediti e di circa venti opere mai esposte, tra le cinquanta selezionate, ma anche per l’eccezionale opportunità costituita dalla sede ospitante che, al primo piano nobile, accoglie lo straordinario affresco dello Strozzi «L’Allegoria della Fede che giunge nel Nuovo Mondo».

In dialogo con questa testimonianza unica del gusto barocco per la stravaganza e la meraviglia, il percorso espositivo, all’interno del quale si potranno ammirare alcuni capolavori assoluti dell’artista (come l’«Allegoria della pittura» della Galleria di Palazzo Spinola di Genova, «La Fama» della National Gallery di Londra e il «Suonatore di liuto» del Kunsthistorisches Museum di Vienna), si svilupperà, partendo dalla rinnovata cronologia delle opere, per ambiti tematici e di genere: ritratti, nature morte, dipinti per la devozione domestica e pale d’altare.

L’esposizione approfondisce il cruciale periodo veneziano (analizzato attraverso gli studi per la tela dispersa del soffitto della Chiesa degli Incurabili, ma anche attraverso la continuità del modello iconografico della cuoca); la sua complessa relazione con Milano; il ruolo della bottega dell’artista (approfondito da una sala didattica) e, infine, le sue soluzioni ingegneristiche per il porto di Genova, proposte all’interno della collaterale a Palazzo Giorgio «Bernardo Strozzi e il Porto. Il Leonardo della Genova del Seicento», curata dalla Orlando e da Roberto Santamaria.

La Sala dell’«Allegoria della Fede che giunge nel Nuovo Mondo», con un particolare degli indiani d'America, affrescata da Bernardo Strozzi nel Palazzo Nicolosio Lomellino di Genova

Matteo Fochessati, 10 ottobre 2019 | © Riproduzione riservata

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Nuove scoperte per «Il Cappuccino» Strozzi | Matteo Fochessati

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