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Giorgio Guglielmino
Leggi i suoi articoliÈ stato pubblicato quest’anno in Gran Bretagna un libro di brevi saggi, riflessioni e ricordi biografici di Michael Craig-Martin intitolato On being an artist. Craig-Martin, spesso ricordato più per essere stato una sorta di padre spirituale degli Young British Artists (fu insegnante al Goldsmiths College di Damien Hirst, Mat Collishaw, Sarah Lucas e tanti altri) che per la sua produzione artistica, nel suo libro parla di arte, artisti, insegnamento nelle accademie e mostre nelle gallerie e nei musei. Lo fa con una semplicità encomiabile e i suoi brani non hanno bisogno di essere commentati. Sono pillole di saggezza che andrebbero consigliate a tanti personaggi del mondo dell’arte. Eccone uno su come parlare di arte:
«Non mi piacciono i linguaggi criptici e non ho mai sopportato chi pensa che le idee complesse debbano essere illustrate in maniera oscura e di fatto inconsistente. Credo anzi nel contrario. I grandi personaggi che ho sempre ammirato, come Ludwig Wittgenstein o Samuel Beckett, sono precisi e concisi e si affidano a un linguaggio semplice. Per questo motivo ho sempre ritenuto importante parlare di arte utilizzando termini chiari e precisi. In molte discussioni in tema di arte, soprattutto quando si parla di arte contemporanea, la complessità diventa oscurantismo e la magia diviene mistificazione. Non sopporto né l’uno né l’altra. A me interessa parlare in modo il più chiaro possibile di ciò di cui si sta parlando».
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