I guardaroba in vetro progettati da Karin Sander per il foyer di Museion. Foto: Luca Meneghel

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I guardaroba in vetro progettati da Karin Sander per il foyer di Museion. Foto: Luca Meneghel

Non basta dire scultura

Con la mostra di Karin Sander si chiude il decennio di Letizia Ragaglia al Museion

Con l’ultima mostra da lei firmata, «Skulptur/Sculpture/Scultura» dell’artista tedesca Karin Sander (fino al 20 settembre), si chiude al Museion di Bolzano il decennio diretto da Letizia Ragaglia, mentre già si è insediato da giugno il nuovo direttore Bart van der Heide. Lo storico dell’arte, che ha alle spalle i ruoli di direttore del Kunstverein di Monaco e di curatore capo allo Stedelijk di Amsterdam, nelle sue prime dichiarazioni ha espresso il desiderio di continuità con il percorso precedente, parlando di Museion come di una realtà «in crescita, con un team ambizioso e un profilo internazionale che, ha detto, intendo consolidare, valorizzando al contempo nuovi aspetti e dimensioni. Immagino il museo alla guida di un ecosistema culturale complesso per migliorare il tenore di vita del territorio e promuovere la creatività, il benessere e le prospettive delle sue comunità».

Karin Sander ha interagito, come nel suo stile, nella struttura stessa di Museion, con l’idea di coinvolgere il pubblico, invitandolo a esplorare lo spazio secondo nuovi punti di vista e a partecipare, a partire dagli armadi-guardaroba in vetro progettati per il foyer o dalla riprogrammazione delle lamelle della facciata da cui entra la luce solare. «Un progetto in linea con la strada percorsa fino ad ora da Museion, ha commentato la Ragaglia, in particolare con le numerose mostre dedicate all’idea contemporanea di scultura. Il titolo “Scultura” scelto dall’artista è un termine che non solo risulta intenzionalmente inadeguato per la sua arte, ma che ha anche una connotazione storica fortemente maschile. È il “paragone delle arti” come appannaggio di soli uomini, al quale Sander ammicca, tra l’altro, con sottile ironia e malizia femminile».

Le sale di Museion, che ha festeggiato la riapertura dopo il lockdown con la proiezione sulla facciata multimediale di un film di Cioni Carpi, ospiteranno anche «Unlearning categories», mostra a cura di Simone Mair e Lisa Mazza sulle opere d’arte acquistate tra il 2012 e il 2018 dalla Provincia Autonomia di Bolzano (fino al 23 agosto) e normalmente ospitate nei suoi uffici. Nella Casa Atelier di Museion, Butch-ennial Contemporary Art Group, gruppo di giovani artisti altoatesini e cosmopoliti composto da Ruediger Witcher, Hannes Vonmetz Schiano, Marco Pietracupa e dall’architetto Stefano Peluso, presenta «P.O.V. Point of View», progetto coinvolgente e immersivo, visitabile fino al 30 agosto.
 

Camilla Bertoni, 30 giugno 2020 | © Riproduzione riservata

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Non basta dire scultura | Camilla Bertoni

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