Niente arte senza Lego
Censura e discriminazione. Queste le ultime accuse di Ai Weiwei alla Lego dopo che a fine ottobre la società danese gli ha rifiutato la fornitura di mattoncini per un’installazione alla National Gallery of Victoria a Melbourne, temendo che fosse una provocazione politica contro Pechino. Parole pesanti quelle dell’artista, comprensibilmente e prevedibilmente sostenuto dai suoi numerosi fan.
Ma bisogna stare attenti alle insidie dell’attuale sistema delle comunicazioni che con un click lancia un messaggio in tutto il pianeta. La velocità e superficialità che sono proprie del web e dei social possono alimentare fraintendimenti. Per ciò che riguarda una parola, se ne può facilmente travisare il significato originario.
Si tratta davvero di censura? È corretto parlare in questo caso di discriminazione? Capace di una straordinaria amplificazione mediatica, il «Maestro», come scrivono sarcasticamente siti cinesi
...
(l'articolo integrale è disponibile nell'edizione su carta)