Nelle prigioni asburgiche questioni scomode

19 giovani artisti italiani a Treviso per la Fondazione Imago Mundi

Marinella Senatore, «Bodies in alliance», 2021
Camilla Bertoni |  | Treviso

Una sala per le torture, imbottita di indici accusatori, opera di Alessandro Simonini, una pala d’altare per raccogliere testimonianze omobitransfobiche lasciate dai visitatori, installazione di Ruben Montini. È l’incipit di «Italian Twist», mostra a cura di Elisa Carollo e Mattia Solari allestita fino al 7 novembre nelle ex Prigioni asburgiche restaurate da Tobia Scarpa.

Lo spazio sembra aver incalzato i 19 artisti italiani prescelti, perlopiù nati tra gli anni ’80 e ’90, nell’affrontare questioni scomode, come il disagio mentale per Christian Fogarolli, ma si tratta piuttosto di opere create negli ultimi dieci anni entrate in armonica relazione con questo sito. Tematiche urgenti e contingenti sono insite nella ricerca di questi autori scelti per rappresentare un concentrato delle energie culturali dell’Italia di oggi: il corpo e le sue maschere inquietanti (Roberto Giaconi), l’assoggettamento psicologico (Giuseppe Di Liberto), la sorveglianza digitale (Irene Fenara), la connessione non stop (The Cool Couple).

I linguaggi sono vari: pittura, al di là di astrazione e figurazione, con Paola Angelini, Iva Lulashi, Diego Gualandris, Gianluca Concialdi, Ludovico Orombelli e Marta Spagnoli. Scultura, intesa come procedimento, anche affidato al tempo e al caso, da Serena Vestrucci, Alice Ronchi e Luca Trevisani, o in sinergia con le forze della natura, come la forma che prende la cera affidata alle acque del Piave da Fabio Roncato.

L’installazione sonora di Ruth Beraha e Allison Grimaldi Donahue chiude con una dichiarazione d’amore. In parallelo, una selezione di quasi ottocento opere dalla collezione Imago Mundi dell’omonima Fondazione dove Luciano Benetton ha raccolto 26mila immagini da tutto il mondo in formato 10x12. In appendice un’installazione luminosa di Marinella Senatore, «Bodies in Alliance», dedicata «alle persone che, qui e adesso, attraverso il loro sforzo, la loro individualità e socialità, sono le sue parole, possono costruire nuove idee di collettività e di comunità».

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