Nella gabbia di Shen Yuan

Da Zoo Zone Art Forum l’artista cinese naturalizzata francese allarga la nostra visione quotidiana con punti di vista meno convenzionali

Shen Yuan all’inaugurazione della mostra all’interno della gabbia in cui si è chiusa per pulirla
Francesca Romana Morelli |  | Roma

Nella monumentale installazione «Circus» (2012) Huang Yong Ping crea un recinto di bambù sormontato da una gigantesca mano di legno e a terra pone animali senza testa, dando vita a una visione apocalittica, che s’interroga su chi o che cosa ha il controllo sul nostro mondo, sottolineando la necessità di comprendere meglio le relazioni nella realtà.

Il motivo della «gabbia» torna anche nella mostra «Matteo and I», ideata dalla vedova di Huang Yong Ping, l’artista cinese naturalizzata francese Shen Yuan (1959) e visibile da Zoo Zone Art Forum fino al 30 gennaio.

Una mostra volta ad allargare la nostra visione quotidiana attraverso punti vista meno convenzionali. Nel 2019 alla perdita improvvisa del marito, Shen Yuan ha reagito segregandosi in un autoisolamento ostinato.

Poco prima della disgrazia aveva conosciuto un adolescente autistico, Matteo, che le aveva mostrato alcune sue foto fatte con il cellulare: «Angoli e fessure che di solito non consideriamo importanti o che semplicemente ignoriamo». Da qui la richiesta al ragazzo di fotografare lo studio di Huang Yong Ping e quello di lei.

Nella mostra romana Shen Yuan ha annodato con forza il suo «sguardo» con quello di Matteo, fino a ribaltare i rispettivi ruoli. A parete il lavoro di Matteo: le foto che trattengono l’intensità della vita passata dell’artista e i disegni in cui ricorre una gabbia; al centro della stanza invece una sorta di gabbia di ferro dove Shen Yuan all’inaugurazione si è isolata per pulirla.

Ora in quella gabbia rimangono solo la bacinella e lo straccio usato per lavarla. Dopo avere militato nel movimento d’avanguardia in Cina, l’artista, che dal 1990 vive e lavora a Parigi, ha rappresentato il suo Paese alla Biennale di Venezia (2007).

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