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Nel bosco di Feronia

Federico Castelli Gattinara

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Il sito di Lucus Feroniae, a nord di Roma lungo l’antica via Tiberina, è un complesso archeologico tripartito, articolato in un santuario attivo dal VII secolo a.C., il «lucus» o bosco sacro dedicato a Feronia, dea italica legata a salute e fertilità e patrona dei liberti, una colonia romana di I secolo a.C., la Iulia Felix Lucoferonensium, creata da Augusto per i veterani delle campagne sue e di Cesare, con l’annesso Antiquarium, e la villa dei Volusii Saturnini, villa d’otium costruita alla metà del I secolo a.C. dalla famiglia senatoria legata alla dinastia giulio-claudia, i cui scavi sorgono così a ridosso dell’area di servizio della A1 che è gestita dalla stessa Società Autostrade. 

Un progetto di valorizzazione pluriennale finanziato da Arcus in tre tranche si è appena concluso e il 23 aprile scorso il sito, che dipende dalla Soprintendenza Archeologia del Lazio e dell’Etruria Meridionale, ha aperto nella sua nuova veste.

Molte le novità e di notevole rilievo, prima tra tutte il completo rinnovamento dell’Antiquarium, aperto nel 1998 con parte dei materiali provenienti dagli scavi di santuario e colonia romana, ma che da tempo ospitava solo gli uffici, con i reperti chiusi nei depositi. Oggi riapre con nuove sale, nuovo allestimento e tecnologie multimediali: di grande impatto la Sala delle capriate, con la ricostruzione dell’Augusteo e il posizionamento delle 12 statue togate originali nella posizione originaria, nove all’interno e tre fuori.

Per lo splendido rilievo con scene gladiatorie, 12 blocchi in marmo lunense recuperati a fine 2006 da Carabinieri Tpc e Guardia di Finanza dopo tre anni di indagini (cfr. n. 262, feb. ’07, p. 4), trovato a Fiano il luogo originario del monumento funerario a cui si riferiva e rinvenuti altri frammenti architettonici pertinenti, c’è un progetto di completa anastilosi nel cortile del museo da coprire, tutto da finanziare e per il quale il direttore dell’area Gianfranco Gazzetti spera nell’Art Bonus. Intanto però a oggi si possono vedere due angoli ricostruiti, uno sotto il portico dell’Antiquarium e uno dentro una sala.

Altra novità importante è la ricucitura dell’intera area archeologica, prima divisa dalla via Tiberina, tramite un ponte pedonale con ascensore per le disabilità motorie. La città, a vocazione agricola e di medie proporzioni, iniziò a essere scavata negli anni Cinquanta del secolo scorso, con riprese negli anni Settanta e nel ’94, mentre dal 2000 sono iniziati gli scavi dell’area del santuario, distrutto da Silla dopo la guerra sociale nell’89 a.C. e mai più ricostruito.

Della colonia sono visibili il Foro, con la Basilica e l’Augusteo, le Terme cosiddette di Menandro, tutto il quartiere di case intorno, tratti della via Tiberina e della via Capenate. Per l’occasione sono stati effettuati una serie di restauri, tra cui molti pavimenti a mosaico ritirati fuori, mentre la Villa dei Volusii, ritrovata per caso nel 1961 a seguito degli sbancamenti per la costruzione dell’Autostrada del Sole, pure chiusa da anni, è stata finalmente riaperta.

Federico Castelli Gattinara, 12 maggio 2016 | © Riproduzione riservata

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