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Olga Scotto di Vettimo
Leggi i suoi articoliL’artista, israeliano di nascita ma trasferitosi a New York dal 1954, realizzò la sua prima personale europea proprio nella galleria napoletana nel 1987. Partendo da profili metallici e da pannelli colorati in cartongesso, Steinbach sottolinea i loro rapporti con lo spazio della galleria e ne verifica la validità con l’allestimento a parete di altri oggetti. Alcuni di questi, disposti in teche e selezionati tra quelli dati in prestito dai suoi collezionisti, vengono messi in relazione con altri, scelti dall’artista perché richiamano una sensazione o una suggestione cromatica, riferibile anche agli oggetti nuovi, provenienti dalle abitazioni di chi colleziona le sue opere: tra questi l’opera di Joseph Beuys «Capri Battery», da cui prende il nome la mostra e un Mickey Mouse.
Già dalla fine degli anni Settanta Steinbach lavora alla disposizione su mensole di oggetti, soprattutto di uso quotidiano, indagando i riferimenti culturali e rituali di questi e degli ambienti nei quali essi sono collocati. Tali oggetti vengono utilizzati come «dispositivi» che reinventano legami, creano nuovi e inaspettati nessi, anche di natura socioculturale. Steinbach, quindi, già alla fine di quel decennio lavora alla serie «Display» in cui l’oggetto, scelto come testimonianza dell’ambiente culturale, politico e sociale di provenienza, viene prelevato e disposto in un altro contesto e, infine, mostrato per evidenziare un nuovo rapporto di connessione con lo spazio.
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