Museo del Novecento meno 600

L’istituzione gestita dal Comune di Milano potrebbe perdere seicento opere nella battaglia legale intrapresa dall’erede del collezionista Mario Bertolini

«La Scala Milano» (1968) di Richard Hamilton (1922-2011). Museo del Novecento, Donazione Bertolini
James Imam |

La vasta collezione di arte moderna di Mario Bertolini, accumulata nel corso della sua vita e donata al museo nel 2014, è oggetto di una causa che cerca di invalidarne l’acquisizione.

Poco dopo aver incamerato la collezione Bertolini, il Museo del Novecento di Milano l’ha definita «una delle donazioni più importanti nella storia dei musei di Milano». Ora, il comune meneghino che gestisce il museo sta combattendo contro le richieste di annullare l’accordo di donazione e di restituire i 600 pezzi ivi contenuti.

La richiesta è stata fatta dall’erede unico dell’ex proprietario della collezione, nella prima udienza di un processo aperto nel tribunale di Brescia lo scorso gennaio. L’erede sostiene che il Comune non abbia onorato gli obblighi contrattuali e che l’accordo di donazione originale contenga vizi di forma, il Comune, invece, considera queste pretese «inammissibili e infondate».

Durante la sua vita, Mario Bertolini, dentista e appassionato collezionista di Breno (in Lombardia), ha acquisito opere di artisti attivi dagli anni ’60 agli anni ’90, tra cui «Gente che cammina» (1964) di Mario Schifano, un’iconica incisione fotografica di Richard Hamilton della Scala (1968) e lavori di Andy Warhol, Georg Baselitz, Christo e Jeanne-Claude e Anselm Kiefer.

Bertolini ha donato l’intera collezione al Comune nel 2014, quando entrambe le parti hanno concordato che circa il 15% delle opere sarebbe rimasto nella casa del donatore per il suo godimento personale. Le opere di Bertolini formano ora una pietra miliare della collezione di 4mila opere d’arte italiana del XX secolo del museo.

Il museo ha esposto 120 opere di Bertolini in una mostra dedicata da maggio a novembre 2015. Bertolini ha prestato un piccolo numero di opere rimaste in suo possesso per la mostra, con l’intesa che sarebbero poi state restituite. Prima che la riconsegna fosse organizzata, tuttavia, Bertolini rinunciò al possesso delle opere e nel maggio 2016 trasferì al museo quelle ancora esposte nella sua casa. Nell’ottobre 2017, dopo un peggioramento dello stato di salute, Bertolini fu messo sotto tutela, morì nel 2020.

I dettagli della prima udienza sono delineati in un rapporto del Comune firmato il 14 gennaio da Giuseppe Sala, sindaco di Milano. Secondo il documento l’erede di Bertolini, indicato semplicemente come E.B., sostiene che il Comune non abbia rispettato l’accordo di riservare parte della collezione al godimento del donatore e che, sempre il Comune, non abbia inoltre osservato le procedure corrette alla firma degli atti, il che annullerebbe l’accordo in essere.

Il Comune sostiene che gli atti siano stati firmati «correttamente e secondo l’ordinaria prassi amministrativa», e che Bertoloni aveva avuto accesso a parte della collezione, dato che alcune opere furono esposte a casa sua prima che rinunciasse al possesso. Il Comune contesta poi anche un’apparente insinuazione di E.B., secondo cui il donatore non sarebbe stato in grado di intendere e di volere al momento della firma e finalizzazione dell’accordo, sostenendo che la salute del donatore sarebbe invece peggiorata solo dopo la conclusione dei contratti.

La seconda udienza è prevista in marzo, ma per la sentenza finale ci vorranno mesi se non anni, spiega l’avvocato Stefania Pagano, che rappresenta il Comune. Un portavoce dell’assessorato alla cultura del Comune dice che le donazioni private, come quelle di Riccardo Jucker, Gian Ferrari e Bertolini, costituiscono la spina dorsale della collezione Novecento. La collezione Mattioli, di proprietà privata, sarà esposta da ottobre con un prestito gratuito e rinnovabile per cinque anni e trasformando il Museo del Novecento nel centro più importante al mondo per l’arte futurista.

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