Roma. Antoni Muntadas, barcellonese classe 1942 residente a New York dal 1971, non ha bisogno di presentazioni. Reduce dall’ultima Mostra del Cinema di Venezia dove ha presentato «Derive Veneziane» (video sulla città proiettato ogni sera in loop per quattro ore di seguito volutamente all’aperto, perché «la deriva è anche quella dello spettatore che si accosta al filmato e va via quando vuole»)  inaugura il 14 aprile (fino al 15 maggio) all’Accademia di Spagna al Gianicolo una mostra che mette insieme la serie fotografica dei «Protocolli Veneziani», con i particolari architettonici a evidenziare le peculiarità dell’abitare lontano dalla terraferma, e il video presentato alla 72a Mostra del Cinema: una ricerca sull’aspetto notturno della città, così diverso da quello solare e chiassoso del giorno, un’immagine lontana da turisti e cliché, piena di silenzio, mistero e fantasmagoria, con riprese fatte da una barca tra le 11 e le 4 di mattina, «perdendoci, racconta l’artista, senza una cartina, un percorso, solo navigando e scoprendo la città, con casualità».

Muntadas spazia tra fotografia, video, installazioni e altro, utilizzando media e new media. Ma non è mai la tecnologia a imporsi sul progetto, semmai il contrario, la scelta del mezzo avviene durante l’elaborazione del progetto stesso. Nel caso di «Derive Veneziane», è ricaduta su «un medium che potesse registrare bene la notte, in movimento lento e low cost, perché, come dico sempre, mi piace fare molto con poco, più che poco con molto».

Il 15 aprile, alle ore 15, all’Accademia di Belle Arti di Roma si tiene l’incontro «Antoni Muntadas. La Metodologia del Progetto», a cura di Elena Giulia Rossi. A seguire, dalle 18,30 alle 20, l’artista sarà presente al Sound Corner dell’Auditorium Parco della Musica che ospita fino al 30 aprile i suoi lavori sonori «Audio Para Tres Instalaciones» (1989-1992).