Abelardo Morell (L’Avana, 1948) sapeva che il solo recarsi nelle località della Provenza che tanto ispirarono Van Gogh non avrebbe fatto di lui un nuovo esponente del movimento postimpressionista. Eppure le fotografie esposte dal 14 gennaio al 25 febbraio nella Krakow Witkin Gallery di Boston nella sua ultima personale, «Abelardo Morell: In the Footsteps of Van Gogh», richiamano le atmosfere suggestive, quasi soprannaturali, che contraddistinguono le tele più famose del pittore olandese.
La nuova esposizione dell’artista multidisciplinare cubano riporta l’attenzione sulla sua abilità nel trasformare ciò che a primo impatto appare ordinario in opere d’arte che trascendono spazio e tempo. Realizzati grazie alla sua «tenda/fotocamera», un marchingegno fotografico ideato dallo stesso Morell che, come spiega l’artista, consente di «proiettare viste di un paesaggio vicino direttamente sul terreno dove si trova la tenda», gli scatti invitano ad addentrarsi in campi di girasoli al tramonto, sentieri dorati e viali di cipressi, in una rivisitazione fotografica dei dipinti del maestro postimpressionista.
«Nel collocarmi all’interno dei paesaggi da cui è emersa gran parte della produzione pittorica di Van Gogh, ho sperato che le mie opere potessero contenere lo stesso spirito e la stessa luce che permeano i suoi quadri», racconta Morell.
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