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Federico Castelli Gattinara
Leggi i suoi articoliSono un centinaio le opere che a Villa d’Este, fino al 30 ottobre, celebrano i cinque secoli dalla prima edizione dell’Orlando furioso di Ludovico Ariosto, un’opera che con la sua fantasia e i suoi personaggi ha ispirato artisti in ogni ramo delle arti figurative, da allora a oggi
«I voli dell’Ariosto», organizzata dal Polo Museale del Lazio e curata da Marina Cogotti, direttrice della Villa, Vincenzo Farinella e Monica Preti, non poteva trovare sede migliore essendo Ippolito II d’Este, che la fece costruire e decorare, citato più volte nel poema, frequentatore da giovane dell’Ariosto e nipote di Ippolito I, a cui l’opera venne dedicata. Le armi e gli amori così pittoricamente descritti dalla sua penna si ritrovano in dipinti, sculture, arazzi, ceramiche, disegni, incisioni, medaglie, libri illustrati e altro, distribuiti in ordine cronologico negli appartamenti del cardinale al piano nobile.
Si parte dal mito del poeta, con i ritratti cinquecenteschi, le prime tre edizioni del Furioso e rievocazioni ottocentesche di alcuni episodi reali o fantastici della sua vita. Si segue poi la storia figurativa del poema lungo tutto il Cinquecento, perfino da prima dell’edizione del 1516, come nel caso del Dosso Dossi di Palazzo Pitti, affiancato da Simone Peterzano, tre arazzi già del Palazzo Ducale di Ferrara concessi dal Musée des Arts Décoratifs di Parigi e restaurati per l’occasione, una serie di maioliche.
Si prosegue con il Sei e Settecento da Firenze alla Francia, con le committenze medicee, le tele di Reni e Manetti, 3 disegni di Fragonard, la pittura romantica italiana con Bisi, d’Azeglio e Bezzuoli, la Francia e l’Italia ottocentesche con le opposte visioni di Ingres (da Montauban) e Delacroix (da Grenoble) e le celebri illustrazioni di Doré. Infine il Novecento, tra l’altro con le foto di Ugo Mulas dell’«Orlando furioso» di Luca Ronconi del Festival di Spoleto del 1969 portato in piazza Duomo a Milano e gli inediti disegni di Pier Luigi Pizzi per la sua riproposizione per la Rai del 1975.
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