Nel 1751 gli scienziati gesuiti Christopher Maire e Rudolf Boscovich, nell’ambito delle prime mappature scientifiche del territorio, misurarono una base geodetica (il lato su cui poggia la triangolazione topografica di una regione, Ndr), lungo la Via Appia antica, designandone il Mausoleo di Cecilia Metella come uno dei vertici.
Fra il 1809 e il 1810, al tempo del Regno napoleonico d’Italia, ingegneri-geografi francesi ripristinarono la base geodetica di Cecilia Metella, collocando sul mausoleo, in quell’occasione, un’epigrafe celebrativa. Con la Restaurazione l’epigrafe fu rimossa e se ne perse traccia finché, nel 2011, non venne identificata con una lapide conservata presso i Musei Vaticani.
Mentre una copia in resina dell’epigrafe originale è stata ora posta sul tamburo di Cecilia Metella, il mausoleo stesso e il Complesso di Capo di Bove ospitano, fino al 9 gennaio, la mostra «Misurare la Terra», che illustra quanto la Via Appia fu centrale, simbolicamente e concretamente, nel contesto delle rilevazioni e misurazioni scientifiche fra XVIII e XIX secolo.
Con la cura di Aura Picchione, Stefano Roascio e Ilaria Sgarbozza, accanto alla lapide napoleonica originale, a strumenti di misurazione, libri e documenti, sono esposti dipinti, incisioni e disegni, come la sanguigna su carta di Hubert Robert «Sepolcro di Cecilia Metella» (1758-59, nella foto), in cui campeggia l’imponente sepolcro della Regina Viarum.
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