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Misteri danesi

Immagini popolate da «personaggi fiabeschi» e «fantasmi delle oscure roccaforti nordiche», fonti di «terrore e fascinazione nei confronti dei loro antenati mitici»: così Herbert Read, storico dell’arte amico di Peggy Guggenheim, descrive sul «London Bulletin» (giugno 1938) i dipinti di Rita Kernn-Larsen.

Un’artista poco conosciuta al di fuori della Danimarca, dov’è nata (nel 1904) e morta all’età di 94 anni. Un’artista dalla biografia avvincente: dopo gli studi a Parigi con Fernand Léger, si unisce al gruppo surrealista ed espone internazionalmente (Copenaghen, Oslo, Lund e Parigi), fino a ottenere una personale nella galleria londinese di Peggy, la Guggenheim Jeune, allo scorcio del secondo conflitto mondiale.

La Collezione Peggy Guggenheim inaugura due sale espositive del museo, le Project Rooms, con un’esposizione dedicata fino al 26 giugno alla pittrice danese, in particolare ai suoi dipinti surrealisti (a cura di Gražina Subelyte). Una mostra intima, raccolta, che riunisce opere provenienti dalla National Gallery of Denmark di Copenaghen, dal Kunstmuseet di Tønder e dal Kunsten Museum of Modern Art di Aalborg. Una prassi pittorica, quella di Kernn-Larsen, che fa uso della tecnica surrealista dell’automatismo per far emergere sogni e memorie: «Parto da qualcosa di reale, spiega l’artista, e poi l’inconscio fa il resto».

Fra i lavori esposti «Danza e controdanza» (1936), da lei considerato «uno dei suoi quadri migliori» e tre opere esposte nel 1986 alla Biennale di Venezia (tra queste il poetico «Autoritratto (Conosci te stesso)», 1937, in cui i contorni del volto dell’artista si confondono con le foglie ondulate di un albero). Completano l’esposizione fotografie e documenti inerenti la sua personale alla Guggenheim Jeune, e una video-intervista fatta all’artista nel 1986.

Federico Florian, 19 aprile 2017 | © Riproduzione riservata

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Misteri danesi | Federico Florian

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