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Milano: Mudec, tante mostre, ancora poco museo

Dietro i lunghissimi capannoni industriali dell’ex fabbrica Ansaldo di Milano, nel marzo 2015 è nato il Museo delle Culture. Il Mudec è un Giano bifronte: da un lato la raccolta civica di reperti etnografici delle culture extraeuropee, dall’altro gli ampi spazi che ospitano mostre di richiamo. 

In esposizione permanente non più di 200 opere, soltanto una piccola selezione dei 7mila reperti (Medio ed Estremo Oriente, Africa, Americhe, Sud Est asiatico e Oceania) dal 1200 a.C. al XX secolo, visibili nei depositi aperti al pubblico solo su appuntamento, compresa una ricca collezione di strumenti musicali. Soprattutto donazioni di missionari, esploratori, collezionisti milanesi dell’800.

Tre le mostre in corso: «Gauguin, racconti dal paradiso», il mito di «Barbie» e (gratuita) la collezione precolombiana dei coniugi Anni e Josef Albers, artisti del Bauhaus.

Visitatori da marzo a tutto novembre 2015, mostre comprese (anche grazie all’Expo): 140.000
Visita: 11 novembre 2015

 

Voto medio 8,1

 

La sede: 9 Costruito in forme squadrate con un cuore sinuoso e trasparente, è rivestito di zinco e cristallo. Tra le fabbriche dismesse dell’ex Ansaldo, acquistate dal Comune di Milano nel 1990, si inseriscono gli edifici del museo progettato nel 2000 da David Chipperfield. Al termine dei lavori, l’architetto ha contestato la qualità dei pavimenti e ha diffidato dall’attribuirgli un’opera, ha detto, «realizzata in modo inaccettabile». Le trattative sono in corso, il Comune ha promesso modifiche. La collezione permanente è in alcune sale al primo piano intorno allo spettacolare spazio centrale a vetri opalescenti. Mostre al primo e secondo piano. Parcheggio coperto a pagamento.

L’accesso: 9 La biglietteria è nell’immenso atrio a piano terra. Aperto tutti i giorni: mar.-mer.-ven.-dom. 9.30-19.30, gio.-sab. 9.30-22.30, lun. 14.30-19.30. Biglietto gratuito fino al 31 agosto 2016.
Ingresso mostra «Gauguin» 12 euro, «Barbie» 10 euro: prezzo ridotto per il cumulativo.
Scarno e incompleto il dépliant bilingue.
Ottimo il sito internet. Niente audio guida, esiste (bilingue) solo per le mostre: 5 euro (3 per i bambini).
Guardaroba e armadietti a chiave gratuiti.
Molto curati i programmi didattici che si svolgono anche in apposito spazio junior aperto sull’atrio d’ingresso.
Info 02.54917

La visibilità: 6 Percorso ben disegnato, vetrine disperse nelle sale. Povera la collezione permanente. Pannelli didattici anche in inglese, alcune proiezioni di etnografia. Punti di forza del museo: struttura architettonica, mostre e servizi.

L’illuminazione: 6 Senza finestre, sale in penombra. Nelle poche vetrine, illuminazione ben calibrata ma l’effetto complessivo è algido, senza fascino. Nella sezione 1, collezione seicentesca di «curiosità e reperti del mondo animale, vegetale e minerale»: arduo leggere i riferimenti ai pezzi esposti. Poca luce, allestimento non chiaro.

I custodi: 8 Divisa e badge, poco presenti nelle sale. Videosorveglianza attiva.

La toilette: 9 Ampie (anche disabili), con fasciatoio. Pulizia carente al piano terra, aperta ai non visitatori. Migliore al 2° piano.

Il bookshop: 7 Doppio bookshop: «design store» al piano terra, con oggetti di arredamento costosi e originali: lampade, vasi, sculture, vetri, ma anche gioielli esclusivi. Scarsi libri di etnografia, niente catalogo del museo, pochi altri volumi
. Accanto alle sale delle mostre, non c’è bookshop tradizionale, ma negozi con oggetti (e libri) legati alle esposizioni. Esempio: per la mostra su «Barbie», tutto sul personaggio, bambole e accessori.

L’ascensore: 10 Due in acciaio affiancati, comodi, spaziosi.

La caffetteria: 9 Oltre al bar anche piatti caldi e freddi da 5 a 8 euro. Caffè 1 euro, brioche 1,50. Al 3° piano ristorante soprattutto per feste, eventi, meeting. A pranzo menu a prezzo fisso: tre portate, 30 euro.

Tina Lepri, 11 gennaio 2016 | © Riproduzione riservata

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