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Milano a ferro, fuoco e plastica

Michela Moro

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Grazie alla 55ma edizione del Salone del Mobile e al dilagante Fuorisalone, tutti si scoprono appassionati di design

Per Salone, a Milano, si intende la settimana di aprile durante la quale la città è messa benevolmente a ferro e fuoco dal design in tutte le sue forme e coniugazioni possibili. Una volta era solo l’esposizione in fiera dedicata agli addetti del settore, con un corollario in città. Oggi è diventato un appuntamento da non mancare per chiunque si occupi di design e architettura anche in modo tangenziale. Non c’è vetrina, spazio o showroom che non sia dedicato all’argomento. L’indotto è importante per la città, consapevolmente coinvolta in quella che si potrebbe considerare l’alta stagione milanese. Fulcro e motore di questa kermesse rimane il Salone del Mobile giunto alla 55ma edizione: si svolge alla Fiera Milano Rho ed è visitato da circa 300mila operatori di oltre 160 Paesi e da un pubblico di oltre 30mila persone il sabato e la domenica, quando la Fiera è aperta al pubblico.

Il Salone del Mobile è uno dei più importanti appuntamenti espositivi italiani, vetrina delle aziende più qualificate del mercato italiano ed estero, che pone Milano al centro della produzione e della ricerca. Quest’anno, per rispondere a precise esigenze di mercato, viene lanciato il nuovo settore xLux, dedicato all’arredamento di lusso. Per i saloni fieristici a scadenza biennale, il 2016 è l’anno di EuroCucina e del Salone Internazionale del Bagno. Il SaloneSatellite, cartina al tornasole delle future stelle del design, espone i progetti dei giovani affiancati per questa edizione da diverse scuole internazionali di design. 

Mentre gli operatori affollano la metropolitana che li porta in fiera, la città è in piena ebollizione. Sotto il cappello del Fuorisalone si raccoglie di tutto. Il Fuorisalone è una costellazione di eventi nati spontaneamente, si promuove in maniera autonoma grazie al lavoro di singole aziende e designer e nel tempo si è ampliato talmente che la città è stata divisa a seconda dei quartieri. Gli infaticabili uomini da marciapiede del Salone si spostano in via Ventura, via Tortona, Brera District ecc. I percorsi sono una quindicina, il che significa scandagliare scientificamente capannoni industriali, fabbriche dismesse, eleganti showroom, edifici interi dedicati anche a progetti di questa o quella Nazione: gli olandesi, ad esempio, sono sempre molto seguiti e i Paesi nordici occupano vaste costruzioni. La folla è poliglotta, internazionalissima e intergenerazionale, i grandi vecchi sono riveriti ovunque e seguiti come rockstar e il Bar Basso, un tempo classico e tranquillo bar del semicentro milanese, è l’imprescindibile ritrovo notturno dove tutti devono fare almeno una passatina a sera, vuoi per vedere chi c’è, vuoi, soprattutto, per essere visti.

Punto centrale d’incontro diurno è invece la Statale, ovvero l’Università degli Studi di Milano, nei cui spazi la rivista «Interni» organizza una grande mostra giunta alla 19ma edizione che si stende per i chiostri; anche questa addizione di diverse installazioni realizzate dai più famosi architetti e designer, l’anno passato ha registrato circa 250mila visitatori. Si tratta della mostra evento «Interni Open Borders», allestita all’Orto Botanico di Brera con una serie di macro-oggetti, microarchitetture e installazioni sperimentali firmati da progettisti di fama internazionale che si propongono di aprire i confini convenzionali di architettura e design alla multidisciplinarietà e alla contaminazione.

Anche il Salone del Mobile, quello della fiera, ha la tradizione di proporre mostre in città: nell’ambito della XXI Triennale International Exhibition presenta infatti nel Palazzo dell’Arte di Milano «Stanze. Altre filosofie dell’abitare», una mostra che sottolinea il compito unico dell’architettura d’interni e proietta il visitatore verso il futuro dell’abitare. In un’offerta così sterminata è difficile segnalare altro che non i macro-eventi. Del resto chi è in città nei giorni caldi del Salone non può esimersi, anche in modo accidentale, dallo scoprirsi molto interessato al design. 

Michela Moro, 01 aprile 2016 | © Riproduzione riservata

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