Martha Rosler analizza il ruolo dei media nel racconto di guerre lontane

Francoforte, nella Schirn Kunsthalle, dedica un omaggio alla pioniera del femminismo critico con una mostra personale

«USA Deli» dalla serie «Greenpoint: New Fronts» (2015-in corso) di  Martha Rosler © Martha Rosler, Galerie Nagel Draxler, Berlino/Colonia/Monaco. Cortesia della Schirn Kunsthalle, Francoforte
Francesca Petretto |

Newyorkese di Brooklyn, dove vive e lavora da sempre, Martha Rosler (1943) è un’artista, fotografa e critica d’arte, pioniera del femminismo critico ed esponente di spicco dell’Arte concettuale statunitense. Nota per il suo impegno politico, per le battaglie a favore dei diritti civili, femminista di trincea nell’arte e nella vita, pacifista fin dai tempi della guerra in Vietnam, ancora oggi Rosler trova nella società contemporanea terreno fertile per i suoi lavori.

Protesta, disuguaglianza, violenza di genere e potere, guerre e consumo campeggiano da sempre nelle sue opere e nei suoi studi. Autrice di influenti saggi, ha insegnato in atenei americani ed europei, tra cui la Hochschule für Bildende Künste-Städelschule di Francoforte, fucina di nomi di primo piano dell’arte tedesca moderna e contemporanea.

Ed è proprio Francoforte, nella Schirn Kunsthalle, a dedicarle un omaggio con una mostra personale aperta dal 6 luglio al 24 settembre. Riallacciandosi alla sua iconica serie «House Beautiful: Bringing the War Home» (1967-72), riflessione sul ruolo giocato dai media nel racconto di guerre lontane e un pugno allo stomaco per la società americana borghese che allora, ai tempi del Vietnam, sorbiva le notizie sul conflitto in salotto, la mostra si concentra ancora sul confronto, mediato dai media, tra la nostra vita privata e i conflitti bellici, e dunque sulla dissonanza tra pubblico/politico e privato.

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