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Maria e la cerva

È in corso il recupero dell’Abbazia di Cerrate, complesso romanico gestito dal Fai

Massimiliano Cesari

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La leggenda narra che l’Abbazia di Cerrate, importante cenobio romanico del XI-XII secolo, sia stata fondata da re Tancredi d’Altavilla, conte di Lecce nel luogo dove tra le corna della cerva che stava cacciando comparve l’immagine di Maria (da qui il nome Cerrate o Cervate). L’abbazia fu donata a una comunità di monaci greci basiliani che la possedettero, come si evince dalle fonti, almeno sin dopo la metà del XIII secolo e la munirono di uno scriptorium che divenne uno dei più attivi centri culturali dell’Italia meridionale.

Nel XVI secolo, passata all’Ospedale degli Incurabili di Napoli (1531-1877), poteva contare su ricche rendite derivanti dalla produzione d’olio (come testimoniano i due frantoi ipogei, i cosiddetti trappiti). Una ricchezza che non sfuggì ai Turchi, che la saccheggiarono nel 1711 decretandone il definitivo declino. Come documenta Cosimo De Giorgi ne La Provincia di Lecce. Bozzetti di viaggio (1888), tra XVII e XVIII secolo il complesso subì un cambio di destinazione d’uso da cenobio a masseria. Tale fu fino al 1965 quando la Provincia di Lecce, divenuta nel frattempo proprietaria del bene, incaricò l’architetto Franco Minissi (1919-96) di arrestare il degrado del complesso e di allestire il Museo delle tradizioni popolari del Salento. 

Nel 2012, grazie a un bando pubblico, l’abbazia è stata concessa in gestione, per trent’anni al Fai-Fondo Ambiente Italiano ed è partito un ciclo di restauri.

Il primo lotto si è concluso nel 2015 ed è stato finanziato con 2,5 milioni di euro dalla Provincia di Lecce, attraverso il Fondo Europeo di Sviluppo Regionale 2007-13. Grazie a donazioni private, il Fai ha finanziato direttamente la diagnostica e gli studi preliminari, il progetto di restauro, la direzione lavori, il coordinamento tecnico-scientifico affidato a Daniela Esposito (Università La Sapienza, Roma) e la sorveglianza archeologica. «Abbiamo affrontato i lavori, ha detto Marco Magnifico, vicepresidente esecutivo Fai, con l’obiettivo di restaurare un luogo, non un museo, dove si possono “ascoltare” le voci di chi ci viveva, dei contadini, dei monaci, dei fedeli che lo frequentavano». 

La prima fase dei lavori è consistita in consolidamento, adeguamento impiantistico e restauro della casa monastica destinata all’accoglienza dei visitatori (fungerà da biglietteria, bookshop e caffetteria automatica) e a spazi espositivi, e dell’ottocentesca casa del massaro (il primo piano sarà adibito a foresteria). Il prospetto d’ingresso del complesso abbaziale è stato liberato da un posticcio fronte vetrato riportando a vista l’originaria muratura con finestre mentre la loggia del primo piano della casa monastica è stata aperta grazie a un nuovo serramento vetrato di oltre 12 metri di lunghezza recuperando la vista della chiesa.

Gli interventi sono stati preceduti da articolate indagini diagnostiche sui materiali che hanno permesso, spiega la Esposito, «di operare con soluzioni distinguibili, congruenti e in armonia con i materiali originali, senza compiere un falso storico o comportare effetti estetici non accettabili». I prossimi interventi riguarderanno la chiesa romanica di Santa Maria e l’edificio delle ex stalle. Per questa fase saranno impiegati i 340mila euro provenienti dall’ArtBonus. Prima di restaurare gli interni e gli affreschi della chiesa sarà necessario intervenire sulle coperture, operazione che avrà inizio nel 2017. Si interverrà anche sulle facciate esterne, sul portico duecentesco e sulle decorazioni scultoree. 

I restauri interesseranno anche gli otto affreschi (XIV-XV secolo) strappati dalle pareti della chiesa. Quattro di essi sono presso il laboratorio di restauro del Museo Provinciale S. Castromediano di Lecce; due si trovano presso l’Istituto Superiore per la Conservazione ed il Restauro di Roma (il loro restauro è quasi concluso), due, la Dormitio Virginis e il cosiddetto Trittico, vengono restaurati in loco (fine lavori prevista a metà del 2017). Il recupero dell’intero complesso, ex stalle e contesto paesaggistico di pertinenza (4 ettari di terreno agricolo) compresi, dovrebbe concludersi entro il 2019.

Massimiliano Cesari, 07 dicembre 2016 | © Riproduzione riservata

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Maria e la cerva | Massimiliano Cesari

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