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Federico Florian
Leggi i suoi articoliMolti ricorderanno Bruce Nauman nei panni di una «fontana umana», mentre fa zampillare dell’acqua dalla propria bocca in «Self Portrait as a Fountain», una scultura del 1966. Oppure la sua scritta al neon «The True Artist Helps the World by Revealing Mystic Truths» (1967), una sorta di manifesto pop del ruolo di guida spirituale che l’artista dovrebbe ricoprire nella società contemporanea. A Nauman (Fort Wayne, Indiana, 1941) la Fondation Cartier di Parigi dedica ora una retrospettiva. Aperta dal 13 marzo al 21 giugno, include una piccola selezione di sei opere mai presentate prima in Francia. Quelle in mostra al piano terra giocano sull’idea di trasparenza e dissolvenza, in dialogo con l’architettura evanescente dello spazio che le ospita, progettato da Jean Nouvel; tra queste, l’installazione sonora «For Children/Pour les enfants» (2015), nella quale la voce dell’artista ripete instancabilmente le parole del titolo. Il piano inferiore accoglie alcune installazioni multimediali: «Anthro/Socio (Rinde Facing Camera)» (1991), opera video a nove canali che mostra primissimi piani del musicista e artista performativo Rinde Eckert mentre canticchia una serie di frasi sconnesse tra loro; e «Untitled» (1970-2009), videoinstallazione e performance presentata alla Biennale di Venezia nel 2009, intepretata da due ballerini che rotolano su un pavimento in senso orario, sino a che le forze vengono loro meno. Piuttosto inquietante è «Carousel (Stainless steel version)» (1988), una giostra da luna park in versione dark nel quale, al posto dei cavalli che girano in cerchio, vi sono riproduzioni scultoree di animali appesi per il collo a travi d’acciaio. Si tratta dei modelli di animali usati in tassidermia; alcuni di essi strisciano a terra, altri aleggiano sospesi in un lento movimento rotatorio, una danza macabra dalla quale l’uomo resta momentaneamente escluso.
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