Leandra Angelucci Cominazzini aerofuturista cosmica
Foligno dedica all'artista una retrospettiva con un centinaio di opere a Palazzo Trinci, prodotta da Coop Culture e curata da Duranti insieme ad Andrea Baffoni

«Leandra Angelucci Cominazzini futurista onirica» titolavano una antologica del 1983 il compianto Enrico Crispolti e Massimo Duranti, studioso del Futurismo soprattutto umbro. I due storici dell’arte focalizzavano lo sguardo su una pittrice e autrice di arazzi e di tessiture nata nel 1980 a Foligno, dove morirà nel 1981, che aderì al movimento di Marinetti verso la fine degli anni Venti rendendola una delle poche futuriste italiane.
La sua città natale propone fino al 24 gennaio una retrospettiva con un centinaio di opere a Palazzo Trinci, prodotta da Coop Culture e curata da Duranti insieme ad Andrea Baffoni. Come futurista Leandra Angelucci Cominazzini dapprima fu influenzata dall’aeropittura del conterraneo Gerardo Dottori, ricorda Duranti nel catalogo, poi trovò un suo linguaggio più personale «declinando gli sviluppi futuristi degli anni Trenta in senso onirico-surreale, al limite del visionario» per accedere, dopo la fine storica del movimento, a una pittura fatta di «visioni cosmiche».
«La prima riscoperta dell’artista è di Lea Vergine», riconosce lo storico dell’arte che cita la presenza di Leandra Angelucci Cominazzini nella mostra «L’altra metà dell’avanguardia» del 1980 a Milano. Autrice versatile, fu aeropoetessa futurista e, in seguito, si dedicò anche alla ceramica, alla pittura su vetro e su mattonelle, a mobili d’arredo e ai vestiti femminili.