Le voci nel buio di Lisetta Carmi

Al Man di Nuoro la fotografa racconta la Sardegna durante i suoi soggiorni sull’isola

«Ollolai. Centro di lavoro artigiano dei cesti», 1964, di Lisetta Carmi (particolare)
Monica Poggi |  | Nuoro

Dopo la retrospettiva del 2019 su Guido Guidi, continua il ciclo di mostre che il Man di Nuoro sta dedicando ai grandi fotografi italiani e al loro rapporto con la Sardegna. Ora è il turno di Lisetta Carmi con la mostra «Voci allegre nel buio. Fotografie in Sardegna 1962-1976», curata da Luigi Fassi e Giovanni Battista Martini, riaperta il 19 gennaio (dal lunedì al venerdì) fino al 13 giugno.

Punto di forza è il nucleo inedito di diapositive a colori dove l’isola viene raccontata attraverso la bellezza arcana e selvaggia dei suoi paesaggi, distaccandosi quindi dalla vocazione antropologica del lavoro più tradizionale dell’autrice. Questa emerge, invece, in due delle sue serie più conosciute: quella dedicata agli operai del porto di Genova del 1964 e «I Travestiti», realizzata fra il 1965 e il 1971, entrambe in mostra.

In queste immagini la Carmi ritrae aspetti marginali della società genovese senza pregiudizi e intenti morali, concentrandosi sulla condizione umana anziché sulla reiterazione degli stereotipi con cui certi soggetti erano abitualmente presentati. Lo stesso atteggiamento è applicato al racconto della Sardegna, portato avanti durante i numerosi soggiorni sull’isola, attirata inizialmente dalla lettura dei libri in cui Maria Giacobbe descrive il proprio lavoro di maestra nella poverissima Orgosolo. Qui la Carmi realizza centinaia di scatti in bianco e nero da cui trapela lo sguardo curioso di chi si avvicina a un luogo con la volontà di comprenderne l’essenza.

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