Le visioni ibride di Sandy Skoglund

Antologica della fotografa americana curata da Germano Celant

«New revenge of the goldfish», del 1981, di Sandy Skoglund. Foto © Sandy Skoglund, courtesy Paci Contemporary Gallery, Brescia-Porto Cervo
Ilaria Speri |  | Torino

Apre al pubblico il 24 gennaio, negli spazi di Camera Centro Italiano per la Fotografia, la grande mostra antologica «Visioni ibride», dedicata all’opera della fotografa americana Sandy Skoglund (1946). Realizzata con la collaborazione della galleria Paci contemporary di Brescia e curata da Germano Celant, l’esposizione presenta oltre trenta opere dell’artista, perlopiù di grande formato, che ne ripercorrono la carriera a partire dagli esordi in pieno clima concettuale, negli anni Settanta.

Un interno domestico, scenario di grottesche apparizioni, è fin da subito lo scenario prediletto dall’artista per costruire il suo universo visivo, onirico e surrealista. Come quello delle iconiche «Radioactive cats» (1980) e «Revenge of the goldfish» (1981): stanze a tinta unita in cui si aggirano pesci rossi volanti e gatti fluorescenti, concepiti dall’artista come una «coscienza alternativa» a
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