Nata nel 1970 a Chandigarh, la città indiana progettata da Le Corbusier, Gauri Gill, che oggi vive a Nuova Delhi, è una delle figure più interessanti dell’attuale scena fotografica internazionale. L’artista indiana ha già riscosso riconoscimenti di prestigio, come il canadese Grange Prize, oltre a esporre alla 58ma Biennale di Venezia, al Museum Tinguely di Basilea, al MoMA di New York e a documenta 14 a Kassel e Atene.
La Schirn Kunsthalle le dedica dal 13 ottobre all’8 gennaio una grande monografica: «Gauri Gill. Atti di resistenza e riparazione», curata da Esther Schlicht e composta di oltre 200 opere, lavori singoli o tratti da alcune fra le sue serie più note.
La pratica artistica di Gill contiene diverse linee di ricerca: una prima, si snoda nel progetto a lungo termine «Notes from the Desert», iniziato nel 1999, che documenta le comunità emarginate del Rajasthan rurale, mentre i lavori «The Americans» (2000-07) e «What Remains» sono esplorazioni effettuate sulle rotte di migrazione e sul cogente tema degli spostamenti umani.
«Acts of Appearance» (2015) infine è frutto di una collaborazione con gli artisti di due tribù del Maharashtra, dove fotografie e maschere di cartapesta raccontano storie di fantasia e di vita rurale, dando vita a narrazioni empatiche e rispettose di straordinaria resistenza umana, talvolta ricche di sorpresa, talaltra di dolore e viva preoccupazione.
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