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Le pin-up di un preconcettuale

José da Silva

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«Le nostre teste sono rotonde perciò i nostri pensieri possono cambiare direzione»: questa frase di Francis Picabia offre una sintesi della sua «personalità caleidoscopica», afferma la curatrice Cathérine Hug della Kunsthaus, che ha coorganizzato una mostra del suo lavoro, aperta dal 3 giugno al 25 settembre

Conosciuto principalmente come dadaista, Picabia sperimentò anche l’Impressionismo, il Cubismo e il Surrealismo. La sua opera è «consistentemente inconsistente», come scrive Anne Umland, curatrice del MoMA, nel suo saggio in catalogo.

«La notte spagnola» (1922) di Francis Picabia, Colonia, Museum Ludwig. © 2016 ProLitteris, ZurichLa mostra ricorda i cento anni dalla nascita del Dadaismo nel Cabaret Voltaire di Zurigo, destinato a modificare irrevocabilmente il paesaggio artistico. Ma Picabia nel 1916 non era lì; era negli Stati Uniti, dopo una missione militare a Cuba per negoziare il prezzo dello zucchero per l’esercito francese. In quel periodo l’artista realizzava «delicate opere concettuali su carta, disegni e quadri minimalisti, simili a macchine», afferma la curatrice. Quando espose alcune di queste opere a New York, un critico scrisse che assomigliavano a «illustrazioni per l’ufficio brevetti».

Durante la seconda guerra mondiale Picabia dipinse una serie di pin-up attingendo a immagini di riviste porno soft. Queste opere, che in un certo senso idealizzavano il nudo, curiosamente misero «a disagio alcuni critici e curatori», sottolinea la Hug. Furono realizzate nella Francia occupata dai nazisti e a prima vista sembravano un’adesione all’estetica dominante, «perché il realismo, soprattutto di un corpo in salute, è uno stile ben visto dai regimi autoritari», continua la Hug. Picabia si allontanò da questa fase figurativa tra la fine degli anni Quaranta e l’inizio dei Cinquanta per tornare all’astrazione.

Secondo la  Hug Picabia fu nuovamente apprezzato solo a metà degli anni Ottanta, trent’anni dopo la sua morte. Una ragione importante fu l’avvento della «riflessione ludica sui diversi -ismi» introdotta dal Postmodernismo, che consentì di guardare con maggior «comprensione ai diversi stili di Picabia». La mostra di 150 dipinti e più di 50 documenti comprende importanti prestiti della prima fase di Cubismo orfico dell’artista: «Edtaonisl» e «Udnie» (1913), opere di tre metri quadrati che vengono esposte per la prima volta insieme in 70 anni. La rassegna copre mezzo secolo del lavoro dell’artista, dal 1905 alle ultime opere del 1951. Dal 24 novembre la rassegna si trasferirà al MoMA.

José da Silva, 01 giugno 2016 | © Riproduzione riservata

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