Le meraviglie dei Cristallini

Nel rione Sanità, dove sorgeva la necropoli dell’antica Neapolis, il 30 giugno apre lo straordinario Ipogeo dei Cristallini, scavato nel tufo a 12 metri di profondità, con pitture parietali e reperti di età ellenistica e restaurato grazie alla famiglia Martuscelli

Testa di Medusa scolpita nella lunetta della parete di fondo della camera inferiore dell’Ipogeo C © Foto Giuliana Calomino
Olga Scotto di Vettimo |  | Napoli

Il rione Sanità, cuore vivo e popoloso della Napoli contemporanea, sorge in un’area posta in origine al di fuori del perimetro dell’antica Neapolis. Utilizzato come necropoli a partire dall’età ellenistica, solo nel XVII secolo divenne zona di residenze nobiliari, in seguito alla significativa espansione urbanistica.

Il rione oggi è forse il quartiere culturalmente più dinamico della città, capace di incoraggiare e canalizzare energie ideative trasformative, seppur nel rispetto della specificità e dell’identità del luogo. Un fenomeno di riqualificazione sociale e culturale che vede la partecipazione attiva degli abitanti, direttamente coinvolti nel processo di cambiamento e di valorizzazione del territorio con le sue numerose e preziose peculiarità.

È innanzitutto al quartiere e ai suoi residenti che la famiglia Martuscelli intende restituire le meraviglie dell’Ipogeo dei Cristallini (chiamato così dal nome della via omonima, dove un tempo vi erano le botteghe dei maestrai vetrai, Ndr) con le sue rare testimonianze di pittura di età ellenistica. «Ci sentiamo custodi più che eredi-proprietari», sottolinea Alessandra Calise Martuscelli, direttrice dell’Ipogeo, evidenziando la spinta etica che anima il progetto, finalizzato al restauro e all’apertura per la prima volta al pubblico, il prossimo 30 giugno.

E aggiunge: «Desideriamo riconsegnare alla città la possibilità di vivere un’esperienza culturale ed emotiva unica, aggiungendo così un tassello fondamentale all’operazione di recupero del rione Sanità». L’ambizioso progetto, iniziato nel 2020 e ancora in corso, in parte finanziato con i fondi Europei/Regione Campania (Por Campania Fesr 2014-2020), è reso possibile da un virtuoso e sinergico rapporto di collaborazione tra Giampiero Martuscelli, la moglie Alessandra e la Soprintendenza Archeologia, Belle Arti e Paesaggio per il Comune di Napoli, a cui compete l’alta sorveglianza e il coordinamento scientifico, con il supporto dell’Istituto Superiore Centrale per la Conservazione ed il Restauro del MiC.
L'interno dell’Ipogeo dei Cristallini © Foto Pedicini
Intanto, sono in via di completamento i lavori di ristrutturazione e di riqualificazione dell’area biglietteria e accoglienza, realizzati con il Diarc-Dipartimento di Architettura dell’Università Federico II. Esperienze virtuali basate su tecnologie di avanguardia, inoltre, consentiranno una fruizione immersiva e coinvolgente delle tombe.

L’Ipogeo dei Cristallini fu scoperto nel 1889 dal barone Giovanni Di Donato, mentre pare fosse intento a cercare acqua all’interno del cortile del palazzo, al civico 133 di via Cristallini. Fu così che ebbe inizio un viaggio a circa 12 metri di profondità, tra inaspettate meraviglie. Il primo livello, che si raggiunge attraverso una stretta scala scavata nel tufo, conduce all’antica strada greca su cui si aprono quattro tombe (IV-III secolo a.C.), contigue e indipendenti, dal medesimo impianto architettonico: una stanza superiore vestibolare, destinata alle cerimonie, dalla quale si accede, attraverso una ripida scala interna, al livello inferiore, dove sono situate le camere funerarie arredate da sarcofagi dipinti e scolpiti, pitture parietali, urne e vasi.

Tra tutti risalta il monumentale Ipogeo C, con un vestibolo con volta a cassettoni e un ricco apparato architettonico e decorativo anche della zona sottostante, costituito da elementi floreali, grifi, testine, palmette, festoni di foglie d’alloro, candelabri. Una vivacissima cromia, che il restauro inizia a restituire, avvolge la camera: dal pavimento in cocciopesto con fondo rosso agli ornamenti ai piedi dei sarcofagi a forma di letto, all’azzurro, rosso e giallo dei doppi cuscini su cui sono dipinte finte cuciture rosse, alla testa di Medusa scolpita nella parete, alla piccola e seminascosta decorazione con Dioniso e Arianna, motivo iconografico adottato come logo per questo sito.

Sorprendenti e cariche di mistero sono le iscrizioni parietali con i nomi dei defunti e i commiati funebri. Alcuni reperti, tra le centinaia rinvenuti in fase di scavo e conservati nel Museo Archeologico Nazionale di Napoli nella sala dedicata alla collezione Martuscelli o depositati presso la Soprintendenza, verranno filologicamente ricollocati nelle tombe.

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