Le leggerezze di Calder e Kentridge

Opere teatrali «sui generis» dei due artisti per il Teatro dell'Opera capitolino

«Work in progress», uno spettacolo di soli «mobiles», realizzato da Alexander Calder per il Teatro dell'Opera di Roma nel 1968
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Il Teatro dell’Opera mette in scena dal 10 al 15 settembre opere teatrali «sui generis» di Alexander Calder e William Kentridge. Il primo realizzò nel 1968, proprio per il Teatro dell’Opera di Roma, «Work in progress», uno spettacolo di soli «mobiles»; il secondo rispose due anni fa con «Waiting for the Sibyl», uno spettacolo a base di proiezioni, oggetti in movimento, danze e canti, finora ancora non rappresentato.

Calder mise in piedi una narrazione di sole sculture mobili in equilibrio, senza attori e senza trama, se non quella allusa dal dinamismo magico di forme che ricordano il sole, la luna, i fiori, gli uccelli e i pesci, che in meno di venti minuti rappresentano quella che Calder defini «la mia vita in 19 minuti».

L’opera di Kentridge, della durata di 35 minuti, traspone volutamente la leggerezza di Calder in fogli di carta (proiettati, ma anche reali) che volano in tutte le
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