Le due giovinezze di Carlo Gajani

Nell'omonima Fondazione una retrospettiva copre l'intera carriera dell'artista

«I coniugi Smith», 1965, di Carlo Gajani
Giovanni Pellinghelli del Monticello |  | BOLOGNA

A dieci anni dalla morte di Carlo Gajani, dall’8 ottobre al 6 novembre a Bologna, la Fondazione Carlo Gajani (presieduta da Angela Zanotti Gajani) dedica all’artista una retrospettiva curata da Renato Barilli al Centro Studi della Didattica delle Arti.

La mostra ripercorre l’intera carriera di Gajani (1929-2009, dalla fine degli anni Sessanta artista a tempo pieno, con il sostegno dei critici Renato Barilli, Franco Russoli, Filiberto Menna) nella vasta selezione di opere che copre un arco oltre quarant’anni, dividendosi in tre sezioni principali.

La prima e la seconda sono dedicate rispettivamente all’incisione e alla pittura dagli anni Sessanta agli anni Settanta, analizzando il passaggio dell’artista dalla prima fase Informale a quella propriamente Pop e infine alla sperimentazione di una sorta di pittura «neodivisionista».

La terza parte, invece, è interamente dedicata alla fotografia, vera e propria seconda «giovinezza artistica» di Gajani, in cui l’artista procede con il testare e saggiare le diverse possibilità espressive del mezzo fotografico attraverso l’esplorazione di temi diversi, del ritratto e dell’autoritratto, del nudo e, infine, del paesaggio, quest’ultimo inteso sia come luogo al di fuori di sé, sia come spazio per una riconquista di una memoria più intima e personale.

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