Dopo mesi di chiusura per Covid, scanditi da approfondimenti online, la Casa dei Tre Oci propone fino al 10 gennaio la retrospettiva di Jacques Henri Lartigue (1894-1986) «L’invenzione della felicità». Curata da Marion Perceval e Charles-Antoine Revol (rispettivamente direttrice e project manager della Donation Jacques Henri Lartigue) e Denis Curti, l’esposizione presenta 120 immagini di cui 55 inedite, tutte provenienti dagli album fotografici personali di Lartigue e corredate da materiali d’archivio, riviste d’epoca, diaporama e stereoscopie.
È la più ampia retrospettiva italiana del fotografo aristocratico francese, che raggiunse il successo tardivamente, a 70 anni, quando il MoMA di New York nel 1963 gli dedicò una personale ripercorrendone l’intera carriera, iniziata da bambino come amatore. «Mon universe c’est un immense parc (Il mio universo è un immenso parco)», scriveva Lartigue, che nel suo personale universo ritrasse l’esistenza dorata della classe borghese e aristocratica, votata a lusso, benessere e felicità.
«La parte di mondo di Lartigue è quella di una Parigi ricca e borghese del nouveau siècle e anche quando l’Europa verrà attraversata dagli orrori delle due guerre mondiali, Lartigue continuerà a preservare la purezza del suo microcosmo fotografico, continuando a fissare sulla pellicola solo ciò che vuole ricordare, conservare. Fermare il tempo, salvare l’attimo dal suo inevitabile passaggio», scrive Denis Curti in catalogo. I soggetti sono eleganti donne nella Parigi della Belle Epoque, i campionati del mondo di tennis, le corse d’automobili e ippiche, momenti quotidiani o intimi con i personaggi colti nella loro spontaneità. E nelle ultime sezioni gli anni Settanta e Ottanta, segnati dalle collaborazioni con il mondo del cinema come fotografo di scena: tra gli scatti quelli con Federico Fellini sul set de «La città delle Donne» nel 1979.
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