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Federico Florian
Leggi i suoi articoliVi è mai capitato di essere stati lasciati con un messaggio su WhatsApp? O di ricevere la notizia del matrimonio del vostro ex migliore amico in un’email nella quale figurate per errore tra i destinatari in CC? La tecnologia, a volte, sa essere brutale: in virtù di velocità, sintesi ed efficienza, i tre numi tutelari della comunicazione digitale, rifugge la delicata arte della mediazione. Eppure, a ovviare alle carenze comunicative dei sistemi di messaggistica online, sembra esserci una nuova App per smartphone: si chiama Somebody ed è frutto di un’idea dell’artista californiana Miranda July (nella foto). Lanciata nel 2014 ma da poco «rinnovata» in una seconda versione (Somebody 2.0), l’applicazione consente di «inviare» un messaggio di qualsiasi genere a un amico, all’amante o a un parente coinvolgendo fisicamente una terza persona (spesso sconosciuta) che si trova nelle vicinanze del destinatario. Scaricabile gratuitamente (http://somebodyapp.com/), richiede tre semplici mosse: creare un profilo, selezionare il destinatario e il portavoce del messaggio, e digitare il testo della comunicazione (attenzione: è possibile aggiungere al testo anche un’azione che il performer deve eseguire mentre recita il messaggio: «piangere», «ridere», «gridare» ecc.). La presunta efficienza della tecnologia (inviare una comunicazione X a un soggetto Y in modo rapido, chiaro e conciso) viene qui messa in discussione dall’elemento umano ed emotivo: componente, per dirla in termini neoromantici, che nessun algoritmo potrà mai sostituire. «When you can’t be there… Somebody can» (Quando non puoi essere lì… qualcun altro può), recita lo slogan della App. La July lo definisce un «progetto di arte pubblica»: una performance diffusa che riflette sul valore del rischio e dell’inefficienza in una società sempre più tecnologizzata e dai ritmi pericolosamente accelerati. L’artista francese Antoine Catala, interessato al rapporto tra emozioni, tecnologia e società digitale, ha recentemente concepito un nuovo progetto dedicato al tema dell’empatia: si tratta di Distant Feel (http://distantfeel.com/), una campagna promozionale, o meglio una dissacrante pubblicità progresso, concepita insieme all’agenzia newyorkese Droga5. Per l’occasione Catala ha ideato anche un nuovo simbolo-emoticon: due E (come la E di Empathy) che guardano l’una verso l’altra, una sorta di Yin e Yang postmoderno. «Poiché l’empatia è la colla che lega insieme la razza umana», dichiara la campagna pubblicitaria. «Il suo originale Sistema Operativo».
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