Mark Dion_The Bureau of the Centre for the Study of Surrealism and Its Legacy. Courtesy Manchester Museum, The University of Manchester Photo: Paul Cliff

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Mark Dion_The Bureau of the Centre for the Study of Surrealism and Its Legacy. Courtesy Manchester Museum, The University of Manchester Photo: Paul Cliff

La Wunderkammer di Mark Dion

Alla Whitechapel di Londra un'ampia retrospettiva dell'artista statunitense

Lo statunitense Mark Dion, classe 1961, è ossessionato dal mondo naturale e dai reperti della civiltà umana, che raccoglie e colleziona. Nelle sue installazioni, simili a Wunderkammern contemporanee, classifica e combina reperti, elementi naturali, documenti e fotografie, nel tentativo di rispondere a un interrogativo più che attuale: in che modo la cultura influenza e controlla il mondo naturale?

Dal 14 febbraio al 13 maggio la Whitechapel Gallery gli dedica un’ampia retrospettiva, «Theatre of the Natural World», a cura di Iwona Blazwick, che riunisce lavori prodotti a partire dagli anni Novanta, con un’opera commissionata dalla galleria londinese. Tra i lavori in mostra, «Hunting Blinds» (2008), ispirata alle strutture usate dai cacciatori per nascondersi in mezzo alla natura selvaggia, o la ricostruzione di uno studio di un naturalista del XIX secolo, di cui Dion ha personalmente disegnato la tappezzeria, e quella dell’ufficio di un curatore museale degli anni Venti, stracolmo di oggetti e manufatti, progettato dall’artista.

L’ultima sala della mostra accoglie «Tate Thames Dig» (1998-2000), un’installazione composta da oggetti (giocattoli di plastica, carte di credito, ossa animali) ripescati lungo le sponde del Tamigi da un gruppo di persone ingaggiate da Dion: un lavoro rivelatore del carattere partecipativo di alcuni suoi progetti e della storia materiale di Londra nel corso dei secoli.

Mark Dion_The Bureau of the Centre for the Study of Surrealism and Its Legacy. Courtesy Manchester Museum, The University of Manchester Photo: Paul Cliff

Federico Florian, 14 febbraio 2018 | © Riproduzione riservata

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La Wunderkammer di Mark Dion | Federico Florian

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