La terza volta di Stoian

Alla natura ambivalente del confine, tra chiusura e protezione, sono dedicati i lavori che l’artista di origine moldava espone da Peola Simondi

Una delle opere di Victoria Stoian in mostra da Peola Simondi
Monica Trigona |  | Torino

Cresciuta a Chisinău, in Moldavia, Victoria Stoian, classe 1987, è giunta poco più che ventenne a Torino dove si è diplomata all’Accademia Albertina di Belle Arti. Paesaggi stilizzati, dalla natura astratto-informale, caratterizzano da sempre le sue composizioni. Quest’ultime sono arricchite da forme, oggetti, linee e dettagli di difficile classificazione che si alternano in mappe vitalistiche e frammentate, frutto di ricordi giovanili dell’artista.

Dal 17 febbraio (con inaugurazione il 16 febbraio alle ore 18), sino all’8 aprile, da Peola Simondi apre ai battenti la sua terza personale, dal titolo «La Moldava», in riferimento al famoso brano scritto dal musicista Bedřich Smetana che celebra l’identità nazionale ceca attraverso il richiamo al fiume Moldava.

Anche Victoria Stoian ha dedicato il suo grande ciclo pittorico, «Nistru Confines», del quale sono esposti 5 quadri in galleria, ad un fiume, il Nistru (Dnestr). Con oltre 400 opere, che «ripercorrono» la lunghezza del corso d’acqua lungo il confine con la Transnistria (Stato indipendente de facto ma ufficialmente parte della Repubblica Moldava), ogni tela rappresenta un kilometro della frontiera naturale. Il percorso è arricchito da un grande intervento pittorico site-specific, realizzato direttamente sul soffitto in due settimane di intenso lavoro.

«Nel 2018 avevo iniziato la serie “Nistru Confines” dopo aver guardato dei video su internet che mostravano i soldati russi, rimasti in Transnistria, impegnati a guadare il fiume Nistru dalla Trasnistria alla Moldavia. Quando un moldavo va in Transnistria deve però avere il passaporto! Ho sentito allora la necessità di “raccontare” questi filmati pittoricamente, affrontando tematiche quali il confine, l’adattamento e la migrazione. I soldati che giungevano in un territorio non di loro competenza, mi riportano oggi alla situazione in cui si è trovata l’Ucraina, invasa. Da sempre ho pensato al confine come ad un limite, un blocco ma anche ad una sorta di protezione», racconta l’artista.

I dipinti sono ispirati proprio dalla natura ambivalente del confine, a quella casa idealizzata nel proprio Paese a cui si affianca il pensiero della condizione dell’esule: la moldava.

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