La svolta moralizzante

Il fenomeno che vede l’arte contemporanea sempre più connotata da istanze etiche

La censura usata una volta tanto in modo ironico sulle pareti di una metropolitana per pubblicizzare una mostra sul Modernismo viennese
Carlotta Venegoni |

La contemporaneità artistica è segnata da una globale moralizzazione generata sia da un’arte impegnata socialmente sia da un’intransigente censura. Carole Talon-Hugon analizza il fenomeno che vede l’arte contemporanea, in tutte le sue forme dalle arti figurative al cinema al teatro alla letteratura, sempre più connotata da intenti morali. Affrontando tematiche sociali in difesa delle disabilità, degli oppressi, delle minoranze, dei migranti, in un’ottica antiglobalista, femminista, ambientalista.

L’espressione artistica contemporanea si pone in aperto conflitto con l’idea, diffusa in età moderna, di arte autonoma e non più al servizio dell’etica. L’autonomia dell’artista moderno aveva portato allo sviluppo di forme d’arte trasgressiva che ignorava deliberatamente le questioni morali per spingersi contro il buon costume, sovvertire le convenzioni e turbare il consenso. L’arte sociale di oggi ricostruisce in parte i ponti che l’emancipazione moderna aveva tagliato e l’etica si porta dietro una critica feroce.

Sotto accusa sia opere giudicate poco virtuose, sia artisti le cui condotte immorali invaliderebbero il valore stesso della loro forma d’arte. Le censure sono radicali e i provvedimenti, talvolta, preoccupanti. Ne è un esempio il caso della rimozione, nel 2018 a Vienna, di poster raffiguranti opere di Egon Schiele. Condannate anche le Metamorfosi di Ovidio, delle quali si denunciano i troppi stupri; condannato pure il bacio del principe a una principessa non consenziente ne La bella addormentata nel bosco.

Gli artefici delle censure sono associazioni o ristretti gruppi che, attraverso il linciaggio mediatico, giudicano un’opera d’arte secondo valori esclusivamente etici e non artistici. Carole Talon-Hugon indaga e si interroga se e quanto questa radicale scissione qualitativa sia possibile. Assegnare all’arte l’obbligo di fini etici presuppone infatti che essa sia in grado di raggiungerli producendo effetti sui nostri comportamenti.

L’artista dunque può davvero agire sul mondo? Quali sarebbero i parametri per qualificare un’opera come immorale? L’autrice distingue i capi d’accusa, individua i contenuti considerati immorali oggi come in antichità, analizza gli effetti illocutivi e perlocutivi, l’estetica sconveniente e le circostanze della creazione artistica.

Talon-Hugon sostiene che un’opera debba poter essere valutata nel suo complesso nel quale sussistono qualità estetiche, stilistiche ed etiche, considerando anche che il potere dell’immagine varia a seconda dell’epoca e della cultura storica. Essendo l’etica «necessariamente universalista», rischia pertanto la dissoluzione, frammentata in etiche di categoria o in lotte sociali. E nel solipsismo, nella lacerazione di un tessuto culturale, «l’arte, così come l’etica, hanno più da perdere che guadagnare».

L’arte sotto controllo. Nuova agenda sociale e censure militanti, di Carole Talon-Hugon, traduzione di Eileen Romano e Giovanna Rocchi, 110 pp., Johan & Levi, Monza 2020, € 13,00

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