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La storia della terra è Blu

Federico Castelli Gattinara

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Roma. Ostiense, Tormarancia, San Basilio: sono trenta i quartieri romani con 330 opere in 150 strade raccolti lo scorso fine aprile in una mappa e un’app per visite «alternative» della città. E ancora il murale pasoliniano di Federico Draw al Teatro India, quello lungo oltre mezzo chilometro che William Kentridge realizzerà sui muraglioni del lungotevere il prossimo aprile, la mostra di fotografie di Mimmo Frassineti sulla Street Art a Roma fino
al 17 gennaio al Museo Bilotti. Roma è letteralmente invasa di murales, un tocco di allegria e colore di cui la città ha estremamente bisogno di questi tempi. Ora si è aggiunto un nuovo tassello creativo a Ponte Mammolo firmato da Blu, autofinanziato dalla comunità di quartiere. È una gigantesca spirale colorata che si allarga salendo, con la storia della Terra a partire dai primi organismi e un finale accelerato e apocalittico: solo nell’ultimo giro compare l’uomo, la sua civiltà rapidamente sbiadisce e crolla.

Impegnato, coerente, radicale, Blu lo ricordiamo in città anche per altri lavori, vicino al carcere di Rebibbia, sui muri dell’ex caserma occupata in via del Porto Fluviale, sulle facciate di edifici abbandonati e occupati come l’Alexis e l’ex Cinodromo.
Nato a Senigallia ma formatosi a Bologna, attivo in tutto il mondo dal 1999 sotto pseudonimo, nel 2011 è stato segnalato dal «Guardian» come uno tra i dieci migliori street artist. Intanto anche al Mibact sembra muoversi qualcosa: Franceschini promette un bando da 3 milioni di euro per cofinanziare progetti culturali promossi dai Comuni nelle periferie. E anche a livello nazionale il premier Renzi ha annunciato 500 milioni per «riqualificazione e rammendo» delle periferie delle città metropolitane. «Le periferie sono la grande sfida di questo secolo: e l’arte contemporanea può essere determinante», ha dichiarato il ministro dei Beni culturali.

Federico Castelli Gattinara, 18 marzo 2016 | © Riproduzione riservata

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