Francesca Petretto
Leggi i suoi articoliOmar Victor Diop (1980) è un artista senegalese che vive e lavora tra Dakar e Parigi. Dopo aver lavorato nel mondo della finanza e comunicazione aziendale, nel 2010 ha cambiato vita, dedicandosi interamente all’arte e alla prima delle sue passioni, la fotografia. Nel 2011 ha presentato alla Pan African Exhibition/Biennale Africana di Fotografia di Bamako, Mali, il suo primo progetto «Fashion 2112: The Future of Beauty» riscuotendo un successo internazionale tale da convincerlo ad abbandonare la carriera nel mondo del business e ad abbracciare la nuova vita di creativo soprattutto nell’ambito della fotografia di moda, lavorando, tra gli altri, per le linee delle maison Bantu Wax e Adama Paris.
A settembre 2013 è stato capace di scattare per oltre il 70% del mercato pubblicitario di Dakar, motivo per cui si è dedicato alla pratica e allo stile del ritratto fine art, che lo vede quasi sempre protagonista dei suoi stessi scatti. Diop produce lavori in serie e, come il collega maliano Seydou Keïta, continua la tradizione della fotografia africana in studio. Fotografiska lo porta a Berlino dal 19 gennaio al 21 aprile esponendo nell’omonima monografica «Omar Victor Diop» tre sue opere emblematiche: «Allegoria», «Diaspora» e «Liberty».
Combinando la fotografia con altre forme d’arte, l’artista senegalese utilizza l’autoritratto come mezzo per affrontare la storia dei neri, dimenticata dalla società eurocentrica. Diop illustra la complessità della politica rappresentativa con immagini drammatiche e colorate che attirano l’attenzione dell’osservatore: ponendo sé stesso al centro dei propri scatti, chiede al pubblico di immaginare una rappresentazione più giusta e più accurata della nostra storia globale condivisa.
La serie «Diaspora» (2014) trae ispirazione dai ritratti occidentali XV-XIX secolo con protagonista un gruppo eterogeneo di persone di colore, all’epoca capaci di raggiungere un elevato status sociale; «Liberty: A Universal Chronology of Black Protest» (2017) reinterpreta momenti significativi della rivolta storica associata alla lotta per la libertà dei neri; mentre la più recente «Allegoria» (2021) affronta in modo immaginifico la crisi climatica e il suo impatto sul Sud globale, e in particolare sul continente africano.
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