La stagione programmata di Biasi

Il Museo dell’Ara Pacis di Roma rende omaggio a uno dei protagonisti dell’arte cinetica del ’900

Un particolare di «Dinamica circolare» (1962) di Alberto Biasi
Guglielmo Gigliotti |  | Roma

Con la mostra «Alberto Biasi. Tuffo nell’arcobaleno» al Museo dell’Ara Pacis fino al 20 febbraio, Roma rende omaggio a uno dei protagonisti dell’arte cinetica e programmata del ’900. Le 60 opere presentate dai curatori Giovanni Granzotto e Dimitri Ozerkov (curatore del dipartimento di arte contemporanea dell’Ermitage di San Pietroburgo), affrontano tutte le stagioni e i temi di questo ricercatore dei segreti della percezione visiva.

Tutto nasce nel ’59, con Biasi, 22enne padovano, che fonda nella sua città, assieme ad altri coetanei, il Gruppo N, compagine tra le più rigorose e oggi note dell’arte ottico-visiva internazionale. Di quello stesso anno, in mostra sono stati portati preziosi esemplari della serie delle «Trame», costruiti con carte forate sovrapposte.

Seguono, dal principiare dei ’60 in poi, le «Torsioni», i «Rilievi ottico-dinamici», i «Politipi», fino agli «Assemblaggi», avviati negli anni ’90, per concludere con opere dell’ultima stagione. Contrassegno del suo stile in tutte le stagioni è la fitta sequenza di elementi lamellari che si succedono su sottostanti forme geometriche o campi di colore, così da indurre alterazioni degli effetti percettivi, provocati dallo spostamento del fruitore. Questo si fa così «attore» dell’esperienza estetica, che non viene più «subita» ma «agita».

La mostra al Museo dell’Ara Pacis presenta anche alcuni ambienti realizzati nei decenni dal padovano, ovvero «Eco», «Proiezione di luci e ombre» e «Light Prism». Quest’ultimo, che porta il sottotitolo di «Tuffo nell’arcobaleno» (divenuto titolo della mostra), è composto da strutture motorizzate che irradiano fasci di luce policroma nello spazio.

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