Il Museo Nazionale di Palazzo Venezia possiede una delle più notevoli armerie al mondo, la collezione Odescalchi, nata dalla passione del principe Ladislao (1846-1922), con manufatti che dall’età antica spaziano al Seicento.
Nel 1959 dei circa duemila pezzi (armature intere, armi da difesa, da offesa e da fuoco) 1.200 furono acquistati dallo Stato italiano, esposti poi dal 1969 al 1981 nei saloni monumentali di Palazzo Venezia, quindi praticamente scomparsi fino al 2003 quando è stata allestita un’unica sala del museo (nella foto, «Rotella con mascherone» attribuita a Filippo Negroli, XVI secolo).
Dal 26 luglio all’11 novembre «Armi e potere nell’Europa del Rinascimento», curata dallo specialista Mario Scalini, oggi direttore del Polo Museale dell’Emilia-Romagna, riunisce molti di questi preziosi oggetti esponendoli a Palazzo Venezia e nel Museo Nazionale di Castel Sant’Angelo.
Dieci le sezioni per circa 200 opere, in buona parte armi e armature, un mondo poco studiato sia nel loro uso concreto, sia negli aspetti iconografici e simbolici della società rinascimentale. Ai pezzi di Palazzo Venezia si affiancano vari prestiti da altre città, tra tele, marmi, legni, manoscritti e costumi.
Articoli precedenti
Tra Foro Romano e Palatino sono stati ritrovati i resti di una lussuosa dimora con una sala per banchetti a forma di grotta e uno straordinario mosaico impreziosito con conchiglie, vetri e tessere blu egizio
Si inizia con l’enigmatico scultore ateniese. Altre due monografiche saranno dedicate a Prassitele e a Skopas
Stéphane Verger nel chiostro di Michelangelo ha fatto eseguire interventi su sette teste di animali antiche (quattro di età adrianea e tre rinascimentali) e ne ha commissionata un’ottava a Elisabetta Benassi
Lo scavo condotto dalla Soprintendenza speciale di Roma ha riportato alla luce strutture in laterizio e un sontuoso apparato decorativo riconducibili a una committenza di altissimo rango, quasi sicuramente imperiale