La seconda volta di Paris+ par Art Basel
Quest’edizione, che vanta un ricco programma espositivo fuori dal Grand Palais Éphémère, sarà, come dichiara il suo direttore, di «perfezionamento»

L’appuntamento con Paris+ par Art Basel, alla sua seconda edizione, si svolge dal 20 al 22 ottobre. La fiera d’arte contemporanea parigina, figlia del colosso di Basilea, presente anche a Hong Kong e Miami e che ha spodestato la storica Fiac, torna sugli Champ-de-Mars, nella location del Grand Palais Éphémère (che dovrebbe essere smontato a fine 2024, una volta terminati i lavori di restauro del Grand Palais).
Quest’anno le gallerie presenti sono 154 (in arrivo da 34 Paesi) e il programma di eventi collaterali (tutti gratuiti), che invadono diversi spazi della città e coinvolgono istituzioni culturali e musei, è più fitto. Al suo debutto nel 2022, circa 40mila persone avevano visitato la fiera ed erano state concluse vendite milionarie.
Era state cedute tra l’altro due tele del sempre più quotato artista statunitense George Condo. «Rispetto al 2022 faremo un balzo in avanti, ha osservato Clément Delépine, direttore della rassegna parigina. «L’anno scorso abbiamo lanciato la fiera in nove mesi. Su questa edizione, invece, abbiamo potuto lavorare un anno intero. Il 2023 sarà quindi un anno di perfezionamento. Detto questo, è anche un anno di transizione e sperimentazione».
Tra gli espositori, nel settore principale, figurano alcuni «pesi massimi» come la newyorkese Gagosian e le parigine Perrotin, Templon, Lelong e Chantal Crousel. Sono presenti, tra le altre, anche Hauser & Wirth, Galerie 1900-2000, Andrew Edlin Gallery, Pace Gallery e Victoria Miro. Tra le gallerie italiane spiccano Tornabuoni Art, Alfonso Artiaco, Cardi, Raffaella Cortese, Galleria Continua, Massimo De Carlo e Franco Noero.
Nel settore degli emergenti si segnalano invece Seventeen di Londra, LC Queisser di Tbilisi, Marfa' di Beirut e l’italiana Fanta che ha sede a Milano. La rassegna continua anche fuori dal Grand Palais Éphémère: «Le collaborazioni che abbiamo instaurato con diverse istituzioni e le ambiziose proposte che ne risultano sono le caratteristiche distintive della fiera», ha spiegato Delépine.
Nei viali del Jardin des Tuileries, in collaborazione con il Louvre, è presentata la mostra collettiva «La cinquième saison» a cura di Annabelle Ténèze, ex direttrice del museo Les Abattoirs di Tolosa e neodirettrice del Louvre-Lens. Qua sono allestite le opere di più di una ventina di autori, tra cui Vojtěch Kovařík, Zanele Muholi, Jean Prouvé& Pierre Jeanneret e Claudia Wieser, che riflettono in modo diverso sul cambiamento climatico e la salvaguardia del patrimonio culturale.
Sul piazzale dell’Institut de France, che si affaccia sulla Senna e il Pont des Arts, è allestita una monumentale scultura dell’americana Sheila Hicks, «The Questioning Column» (2023), presentata dalla galerie frank elbazdi Parigi in collaborazione con la tedesca Meyer Riegger e l’italiana Francesca Minini. Si tratta di una scultura alta sei metri, una colonna rivestita da tessuti colorati, sostenibili e impermeabili.
Il Palais d'Iéna, vicino al Trocadero, ospita una mostra a quattro mani di Michelangelo Pistoletto e Daniel Buren, curata dallo storico dell’arte Matthieu Poirier e sostenuta dalla Galleria Continua. Le opere dei due artisti dialogano con l’architettura del monumentale palazzo, costruito in stile neoclassico da Auguste Perret nel 1939. La Chapelle des Petits-Augustins ai Beaux-Arts di Parigi, accoglie una personale di Jessica Warboys dal titolo «This tail grows among ruins», un’installazione audiovisiva accompagnata da un vasto collage di tele, in cui l’artista britannica esplora i legami tra natura e scultura. Infine, una monumentale scultura in alluminio di Urs Fischer, alta cinque metri, «Wave» (del 2018), realizzata col supporto di Gagosian, svetta in place Vendôme.