La santa Sabina veneziana per dieci giorni a Roma

Un particolare del polittico di Santa Sabina di Antonio Vivarini e  Giovanni d'Alemagna
Federico Castelli Gattinara |

Il monastero di San Zaccaria a Venezia, che accoglieva fanciulle delle più nobili famiglie della Serenissima, è stato uno dei più importanti e prestigiosi della città sia al livello storico-politico che artistico. Non stupisce allora che nella sola cappella di San Tarasio, già presbiterio della vecchia chiesa rinnovata e conclusa da Mario Codussi nel 1490, accanto agli affreschi giovanili di Andrea del Castagno e Francesco da Faenza ci siano ben tre splendidi polittici gotici intagliati e dorati, con tavole dipinte, firmate e datate 1443 da Antonio Vivarini e dal cognato Giovanni d’Alemagna.
Al centro, sull’altare, il grande polittico della Vergine, il cui restauro reso possibile dal sostegno del Stichting Nederlands Venetië Comité e ultimato nel 2011 ha permesso di attribuire con certezza al pittore muranese la grande tavola dipinta collocata sul retro, diventata quasi monocroma. A destra e sinistra i
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© Riproduzione riservata Un particolare del polittico di Santa Sabina di Antonio Vivarini e  Giovanni d'Alemagna Un momento del restauro di una tavola del polittico Un particolare del polittico di Santa Sabina di Antonio Vivarini e  Giovanni d'Alemagna Un particolare del polittico di Santa Sabina di Antonio Vivarini e  Giovanni d'Alemagna Un particolare del polittico di Santa Sabina di Antonio Vivarini e  Giovanni d'Alemagna
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