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Mariella Rossi
Leggi i suoi articoliNominata due anni fa direttrice del Museo Civico di Castelbuono, Laura Barreca ha innescato una rinascita culturale del territorio attraverso il rinnovamento dell’istituzione. Con una collezione che comprende l’archeologia e l’arte sacra esposte all’interno del Castello di Castelbuono, il Museo è diventato un luogo di produzione capace di valorizzare e promuovere il patrimonio storico-artistico utilizzando i linguaggi dell’arte contemporanea. Il 3 luglio sarà inaugurata la doppia personale di Carlo e Fabio Ingrassia, mentre il 6 agosto, in occasione del ventesimo Festival Ypsigrock che si svolge nella piazza antistante il Castello, sarà di scena una mostra sul rapporto tra arte e musica curata da Luca Cerizza. I primi di dicembre, poi, sarà la volta del pittore e scultore palermitano Manfredi Beninati. Tra gli artisti contemporanei invitati finora da Laura Barreca a realizzare progetti specifici per Castelbuono ci sono Seb Patane, Luca Trevisani, Nico Vascellari e Riccardo Benassi.
Fino al 17 luglio è in corso «Tra i sentieri dei Ventimiglia» con disegni, scenografie, oggetti di scena e pupi originali firmati Mimmo Cuticchio, tra i maggiori autori dell’Opera dei pupi (patrimonio Unesco). La direttrice Laura Barreca, la presidente Angela Sottile e la curatrice Valentina Bruschi ci descrivono le linee guida del nuovo corso del Museo.
Su che cosa si basa il management culturale del Museo?
L.B. Sull’idea che un’istituzione rappresenta un attrattore territoriale quando sceglie di valorizzare e promuovere l’identità della comunità di riferimento utilizzando i linguaggi del contemporano. La costruzione di senso di un progetto culturale a lungo termine si alimenta di continue contaminazioni che aggiungono storia alla storia e la dimensione immateriale del Museo si estende ben oltre la sua attività immediata, ponendo il Museo come sito di creazione e di produzione di contenuti originali. L’obiettivo a lungo termine è di divenire un punto di riferimento nella formazione culturale per la comunità.
Come si diventa un esempio citato dal «New York Times»?
A.S. Il Museo Civico ha sede nel Castello dei Ventimiglia, in uno dei luoghi simbolici più forti della storia del territorio: il punto di partenza credo sia proprio la consapevolezza del ruolo centrale, di riferimento culturale e affettivo, di un museo custode di memorie condivise, che grazie a esse diviene creatore di nuove storie e di nuove prospettive.
Che ruolo hanno gli artisti contemporanei in questo progetto di rinascita culturale?
V.B. La selezione degli artisti guarda a ricerche visive che presentano affinità con alcuni elementi caratterizzanti la secolare storia del territorio di Castelbuono e con tematiche legate alla cultura del Mediterraneo più in generale. Molti degli artisti coinvolti rimangono affascinati da questi luoghi, dal contatto con la gente, come è accaduto per esempio con il duo Fonte&Poe, Seb Patane, Luca Trevisani, Riccardo Benassi, artisti che al termine delle loro esperienze hanno lasciato un’opera nella collezione permanente.
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