La ricerca di Campigli del terzo sesso

Da Imago Art Gallery dipinti di tre decenni, dagli anni Trenta a fine Cinquanta

«Innamorati al caffè» (1931), di Massimo Campigli
Monica Trigona |  | Lugano

I dipinti esposti da Imago Art Gallery per la retrospettiva «Campigli, il tempo, la fama», dal 22 settembre al 19 novembre, coprono un arco temporale di tre decenni, dagli anni Trenta a fine Cinquanta, nell’opera dell’artista nato a Berlino nel 1895 e scomparso a Saint-Tropez nel 1971.

Nell’accurata scelta di opere trovano spazio la rappresentazione del gentil sesso e dei suoi momenti intimi, scene collettive e iconiche costruzioni di un tempo. «Gli innamorati al caffè», dall’inconfondibile stile arcaico e geometrizzante, raffigura due coppie sedute a tavolino i cui volti e caratteri sono quasi indistinguibili.

Tema del quadro è l’unità delle «due metà». Come scrive Eva Weiss nel suo testo d’accompagnamento, «Campigli si rifà alla concezione antica, mitologica e cosmogonica, tramandata soprattutto da Platone, relativa all’esistenza di un terzo sesso, maschile-femminile e sferico».

«Le pettinatrici» del 1936, esposta nel 1949 nella mostra «Twentieth-Century Italian Art» al MoMA di New York, ritrae quattro donne davanti a un paravento che si sistemano i capelli. Per dirla con Weiss, «con questa scena Campigli, maestro delle interazioni femminili, ha definitivamente trovato il tema della sua vita».

Il dipinto «La Torre e la Ruota» del 1951, raffigurante la Torre Eiffel e una grande ruota panoramica, «smentisce l’opinione comune, ripetuta stereotipicamente, secondo cui Campigli sarebbe stato influenzato esclusivamente dall’arte antica. Esso dimostra che, al contrario, l’artista ha tratto ispirazione anche dalla realtà del suo tempo», chiarisce ancora Weiss.

Tra gli altri lavori spicca «Festa in giardino» del 1958 in cui la scena di vita pubblica è arricchita da colori più forti e brillanti rispetto alla produzione precedente.

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