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La regina torna a Stupinigi dopo 13 anni

Barbara Antonetto

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Da metà giugno il percorso di visita della Palazzina di Caccia progettata da Filippo Juvarra per i Savoia è esteso a cinque nuovi ambienti: si tratta dell’Appartamento della regina che con l’Appartamento del re occupa i bracci della croce di sant’Andrea convergenti nel Salone centrale restaurato lo scorso anno 

La Palazzina di Caccia di Stupinigi è con la Basilica di Superga l’unico progetto per i Savoia in cui l’architetto messinese Filippo Juvarra fu libero di sbrigliare la sua inventiva e il suo pensiero scenografico in rapporto con il giardino senza essere condizionato dalle preesistenze. Da metà giugno il percorso di visita di questo edificio che incarna lo spirito del Settecento è esteso a cinque nuovi ambienti: si tratta dell’Appartamento della regina che con l’Appartamento del re occupa i bracci della croce di sant’Andrea convergenti nel Salone centrale restaurato lo scorso anno.

L’Appartamento della regina, chiuso da 13 anni, è stato oggetto da ottobre 2015 di un impegnativo intervento di restauro interamente sostenuto dalla Fondazione Crt (che dal 1988 a oggi ha finanziato lavori nella palazzina per 18,6 milioni di euro) e condotto dalla Consulta per la Valorizzazione dei Beni Artistici e Culturali di Torino. Composto da anticamera, camera da letto, gabinetto da toeletta, piccola galleria e salotto, l’appartamento riservato alla regina e alle sue dame di corte venne decorato e arredato negli anni Trenta del Settecento sotto la regia del geniale architetto scenografo che disegnò e curò ogni dettaglio affidandone la realizzazione agli artisti più in voga. Si distinguono in particolare il veneto Giovan Battista Crosato e il nizzardo Carlo Andrea Van Loo, i due pittori cui si devono gli affreschi delle volte, ma la straordinarietà degli ambienti consiste in un’opera corale, il trionfo del gusto rocaille raggiunto attraverso una sinfonia di tappezzerie, stucchi, intagli lignei, tessuti (alcuni ritrovati durante il restauro), specchi, intonaci, dipinti murali negli sguinci delle finestre, fregi, lambris, boiserie, sovrapporte, camini, porte volanti, ante delle finestre e arredi (tra questi vari lavori classicheggianti in legno laccato e dorato dell’ebanista Giuseppe Maria Bonzanigo aggiunti tra il 1780 e il 1790 e ancora in restauro).

L’ultima tappa del percorso di recupero della «perla» delle residenze sabaude sarà l’Appartamento del re. Dal primo giugno sono finalmente accessibili anche i giardini. Realizzati all’italiana da Michel Bénard nel 1740 (con «parterre a broderie» delimitati da siepi di bosso e ligustro, viali che disegnavano perfette simmetrie, «bosquets» e cabine di verzura che indirizzavano lo sguardo verso il parco), interpretavano la concezione progettuale juvarriana secondo la quale i giardini e il parco costituivano la scenografia dell’edificio e di conseguenza della sovranità sabauda. Modificati nell’Ottocento secondo il nuovo gusto romantico inglese, i giardini sono stati riportati all’assetto originario dalla Fondazione Ordine Mauriziano, proprietaria del complesso, grazie alla Fondazione Crt e alla Consulta, che già nel 2007 aveva provveduto al reimpianto di 1.700 pioppi cipressini a delimitare con doppia fila tutto il perimetro a «buco di serratura» della residenza. Dal Salone centrale, fulcro del disegno, si può dunque accedere all’area verde da cui partivano le rotte di caccia progettata come ideale continuazione dell’edificio all’esterno. Nell’ambito del progetto «Nichelino06 - Ripristino e integrazione delle connessioni storiche tra Sangone e Chisola attraverso il compendio di Stupinigi», le rotte di caccia sono state inoltre oggetto di un intervento di riqualificazione realizzato dalla Regione Piemonte in collaborazione con i Comuni di Beinasco, Candiolo, None, Orbassano, Piossasco e Volvera.

Barbara Antonetto, 05 agosto 2016 | © Riproduzione riservata

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